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Lega, Zaia insidia la leadership di Salvini

di Alessandro Blega

Il testo è semplice: «Con questo appello, militanti e sostenitori sottoscrittori rivolgono al segretario federale della Lega Matteo Salvini una richiesta partecipata e convinta: indicare Luca Zaia come referente della Lega per il Nord». Il destinatario è palese, Matteo Salvini. La richiesta è chiara: tornare alle origini della Lega. Nord. Il segretario del Carroccio di Brescia, Michele Maggi, uno dei promotori dell’iniziativa, non usa giri di parole: «Con la Lega nazionale la questione nord è stata diluita, serve un’inversione di tendenza».

LUCA ZAIA è l’uomo giusto per portarla avanti. Partita dal territorio della Leonessa d’Italia, allargata alle vicine terre orobiche, la richiesta è arrivata anche in Piemonte. Nei paesi della fantomatica Padania di bossiana memoria, i banchetti si moltiplicano. E le firme crescono. È il segnale di un malessere che covava da tempo e che le elezioni in Veneto, con l’exploit della Lega (che ha di fatto doppiato Fratelli d’Italia) e il record di preferenze del governatore uscente Zaia (oltre 200mila voti per lui) ha fatto venire a galla. La base storica leghista si ribella al capo, gli chiede un ripensamento. Lui, al momento, nicchia, e va avanti per la sua strada. Per quanto ancora potrà farlo, non è chiaro.

«SE PER QUALCUNO sono un problema, vedrò di esserlo», aveva detto Zaia alla viglia della tornata elettorale veneta. Il giorno dopo, coi risultati in mano, si è capito cosa intendesse con quelle parole. Libero da impegni istituzionali, il Doge (come viene chiamato e ama farsi chiamare) ha più tempo da dedicare alla politica in senso stretto e al partito. Del suo futuro non ama parlare, si nasconde dietro frasi di circostanza. Quel che è certo, intende far pesare il suo ruolo. L’idea di far nascere una vecchia/nuova Lega, più vicina alle idee originarie del Carroccio, da affiancare alla Lega nazionalista salviniana in un unico contenitore sul modello bavarese della Cdu/Csu, lanciata già dal palco di Pontida a settembre, sembra non piacere a Salvini che continua a bollare l’idea come «speculazioni giornalistiche».

DA TEMPO si vocifera di un maggiore coinvolgimento di Zaia nella vita della Lega, addirittura di un suo ingresso in via Bellerio come vicesegretario. Magari con una delega per il Nord, affiancato dagli altri vicesegretari per gli altri territori. Sta di fatto che se la raccolta di firme può essere derubricata dai salviniani di stretta osservanza a «iniziativa estemporanea», come ha detto il capogruppo leghista nel consiglio regionale lombardo Alessandro Corbetta, l’idea di Zaia referente per il Nord (alla pari di Claudio Durigon per le regioni centro-meridionali) sembra essere più concreta e raccoglie il consenso di alcuni big in Lombardia.

Il presidente lombardo Attilio Fontana, solitamente pacato nelle dichiarazioni e invece ultimamente in prima fila nella difesa della Lega originaria contro le derive vannacciste del partito («col cazzo che ci vannacciziamo», ha detto di recente), non perde occasione per dire che «i territori vanno ascoltati».

IL SEGRETARIO della Lega lombarda, Massimiliano Romeo, ha messo all’ordine del giorno del direttivo della sezione regionale della Lega, convocato per giovedì prossimo, la questione: «Vogliamo saggiare il riscontro della proposta nei territori». In controluce, c’è la partita per la presidenza di regione Lombardia. L’accordo tra Salvini e Meloni prevedeva che, in cambio del via libera di Alberto Stefani in Veneto, FdI avrebbe ottenuto la prelazione per un suo uomo all’ultimo piano di palazzo Lombardia. Ora è tutto in discussione.

ANCHE LA COMPOSIZIONE della giunta veneta, dove i meloniani avevano avuto l’assicurazione di essere preponderanti nell’esecutivo, non sembra più essere così chiara. «Pacta sunt servanda», gli accordi si rispettano, avevano detto all’unisono Salvini e Stefani durante la conferenza stampa del neoeletto presidente veneto. Ma poi, parole di Salvini, «in politica i voti non si contano solamente, si pesano anche». Di solito per il leader leghista la cosa vale solo quando a lui conviene. Ma stavolta si trova di fronte a un bivio: pesano di più i voti alla Lega o quelli a Luca Zaia?

Fonte Il Manifesto 

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