E’ uscito da qualche giorno, Sud la sfida possibile il nuovo libro di Anna e Gianni Lepre, edito da Piemne. Un libro di cui consiglio una attenta ed approfondita lettura soprattutto perché questo testo nasce dalla convinzione che superare il divario territoriale tra nord e sud del paese sia, oltre che auspicabile, possibile, oggi più che mai. In un pomeriggio, di primavera inoltrata, nella bella Mergellina, intervisto il dottore Gianni Lepre , economista e opinionista tivù, al bar pasticceria Agrillo. A fare gli onori di casa è il maestro pasticciere Lino Agrillo che ci offre subito un caffè Passalacqua e una fetta di pastiera. D’altronde prima di una intervista, è giusto rifocillarci un po’.
1) il tuo libro nasce dalla convinzione che superamento del divario territoriale tra nord e sud sia possibile ma come?
Il libro nasce dalla convinzione che superare il divario territoriale tra nord e sud sia possibile. Una convinzione rafforzata da dati, numeri, studi e teorie che vanno in un’unica direzione: comprendere che il «problema Sud» non riguarda soltanto il Sud, ma tutta la penisola. L’Italia, infatti, non può più permettersi divari economici così rilevanti, che si traducono in minor PIL e quindi minore ricchezza
2) Quali sono gli strumenti necessari e sufficienti per ridurre il divario?
Serve un cambio di paradigma, una nuova visione. Il primo passo è guardare al passato, capire da dove nasce questo gap, ribaltare la narrazione che tende a imputarne al Mezzogiorno tutte le colpe. Poi analizzare il presente, prendere atto degli interessi locali che giocano un ruolo negativo per la coesione territoriale, creando politiche discriminanti. Infine guardare al futuro, orientare la volontà politica in una nuova direzione e ragionare sui mezzi attualmente disponibili: le strade tracciate dal PNRR, le fonti di finanziamento, il ruolo delle imprese nella rinascita del sud e dell’Italia
3) Il PNRR e il PNC, a tuo dire, possono essere strumenti necessari e sufficienti a contrastare le disuguaglianze territoriali, promuovendo lo sviluppo economico e sociale della regione? Se si in che maniera?
Il giusto impegno dei fondi del Pnrr e di quelli complementari potranno servire a colmare solo in minima parte il gap con il Nord, infatti in percentuale la quota di fondi assegnata al Sud 40% supera di poco la percentuale spettante in base alla densità della popolazione, 34%, per il resto ci vogliono politiche che favoriscono le imprese e l’occupazione dell’Italia meridionale
4) nel libro sostieni la tesi, in virtu’ della quale esiste questione meridionale anche perché esiste una questione nazionale. Ci puoi spiegare il perché?
La questione meridionale riflette le contraddizioni e le incompletezze del processo di costruzione dell’intera nazione. Le modalità usate per l’unificazione, le politiche successive, la mancata integrazione prima sociale e poi economica, la persistenza di squilibri strutturali hanno creato un divario che ne impedisce la piena realizzazione di un’identità nazionale coesa e di uno sviluppo armonico per tutto il paese. Per risolvere la questione meridionale bisogna affrontare i nodi cruciali della questione nazionale, ripensando modelli di sviluppo, politiche di coesione e una narrazione nazionale che riconosca e valorizzi le specificità di tutti.
5) Che ruolo possono avere imprese e professionisti per colmare questo gap?
Ovviamente le imprese, supportate dai professionisti, avranno un ruolo di primaria importanza nel riscatto del Sud, tant’è che tutti i numeri degli ultimi periodi ci parlano di una forbice che si stringe. Tuttavia, è importante sottolineare che l’azione di imprese e professionisti da sola non è sufficiente. È necessario un quadro istituzionale e politico che supporti e incentivi le iniziative, attraverso politiche di coesione efficaci, investimenti in infrastrutture, semplificazione burocratica, lotta alla criminalità organizzata e un sistema fiscale più equo con fiscalità di vantaggio e sgravi contributivi per le imprese del Sud. In conclusione, imprese e professionisti del Sud, con il loro voglia di fare, la loro creatività e la loro capacità di innovare, rappresentano un motore essenziale per colmare il divario con il Nord. Il loro ruolo, però deve essere adeguatamente supportato e valorizzato, per contribuire in modo significativo alla crescita economica, alla creazione di opportunità e al miglioramento della qualità della vita nel Mezzogiorno, rafforzando l’intero asse italico.



