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Fondazione An, anche se tutti noi si e pure peggio. L’intervento di Mercogliano (ex Fdg e An)

Addio al tesoro di Almirante: bruciati 36 milioni in 14 anni. Così ha titolato in prima pagina Il Fatto Quotidiano nel numero di domenica 14 dicembre. Nell’articolo a firma dei colleghi Vincenzo Bisbiglia e Vanessa Riccardi si parla di un tesoro per metà dilapidato, con un enorme punto interrogativo nei conti della cassaforte che finanzia la destra italiana.Spese legali, consulenze, incarichi, posti di lavoro, svalutazioni improvvise, tali da portare la Fondazione Alleanza Nazionale, l’ente nato dall’ eredità politica, economica, immobiliare del Movimento Sociale Italiano di Almirante e di AN di Gianfranco Fini a bruciare nel giro di 14 anni la bellezza di 36 milioni di euro di patrimonio a confronto degli 89,2 iscritti all’ atto di costituzione. Un tesoro composto dal finanziamento pubblico ai partiti (quando questi erano in vigore) tesseramenti, investimenti, donazioni da parte di ricchi simpatizzanti come per esempio la contessa Anna Maria Colleoni che dono’ una casa a Montecarlo al partito per sostenere quella che riteneva la buona battaglia.

Sul tesoro della Fondazione An, anche alla luce della denuncia di Pietro Diodato, storico esponente della destra nel.Msi prima in An poi, interviene con una sua missiva sfogo Luigi Mercogliano in età giovanile dirigente del Fronte della Gioventù e successivamente di An Una lettera che pubblico volentieri

 

ANCHE SE TUTTI, NOI NO…E INVECE SI!

di Luigi Mercogliano 

Io ero uno di quelli che la mattina si svegliava e chiamava subito il segretario della sezione del MSI e il segretario provinciale del Fronte della Gioventù per sapere se nel corso della notte fosse accaduto qualcosa di importante, qualche rissa, qualche assalto alla nostra sezione o a una sezione del partito da parte dei comunisti dei centri sociali, qualche aggressione ai nostri ragazzi che uscivano ad attaccare i manifesti, qualche occupazione nelle scuole o all’università. Se c’era voce di qualcosa che i compagni stessero organizzando a Porta di Massa, dove ero consigliere di facoltà per la Destra, o a Mezzocannone, cuore nevralgico comunista alla Federico II. Mentre io mi preoccupavo di queste cose qui c’era chi, di contro, con comodo chiamava il segretario per invitarlo ad incontrare l’avvocato o il medico o l’imprenditore che volevano aderire al nuovo corso del partito che si apriva alla cosiddetta “società civile” dopo la trasformazione da MSI ad Alleanza Nazionale e la penetrazione nella Comunità militante della “gente pulita”, quei tipi cioè che con la Comunità militante non avevano mai avuto nulla a che fare ai quali il nostro mondo faceva anche un po’ schifo – diciamocelo con onestà – ma ci “sopportavano” in casa nostra perché tanto sapevano già che con i loro vestiti in doppiopetto e maglioncino di cashmere, con le loro auto lussuose e le loro cravatte di Marinella, con le loro ville a Posillipo o e gli attici a via Scarlatti o a Chiaia avevano già fatto breccia ampiamente nel cuore di chi il partito lo teneva in mano e si era stancato di quelle scorribande da “fascitelli” ancora negli anni ’90 alle soglie del 2000 perché ormai il “Fascismo, il Duce, il Ventennio e i reduci della RSA erano cose da consegnare alla storia, vecchie, superate”. Adesso c’era da costruire la “destra moderna ed europea”.

Quanto siamo stati fessi, noi che ci credevamo! E quanto sono stato fesso io – il più fesso tra i fessi – che con un padre avvocato, anziché studiare e prendere in eredità il suo studio legale e le compagnie assicurative che gestiva su mandato fiduciario per poi andare dal partito a farmi blindare con qualche incarico di prestigio, magari all’Isvap o all’ACI o in qualche bella realtà che avesse a che fare col mondo delle assicurazioni, perché no facendomi introdurre dal partito – che nel frattempo era diventato partito di governo, ben ripulito dal fardello degli anni ’70 e ’80 della destra di piazza e di scontro – in qualche cda di Generali o Alliance, o in qualche cda di qualche banca di aria di governo, mi sono dedicato anima e cuore alla militanza tralasciando gli studi e facendo il “militante a tempo pieno”. Sicuro che il partito mai mi avrebbe lasciato a piedi, come poi ha fatto, dopo che gli avevo donato tutta la mia gioventù. Magari inserendomi – come ha fatto con tanti – proprio in quel consiglio di amministrazione della Fondazione Alleanza Nazionale a gestire – e a far sparire chissà come – il vasto patrimonio di AN lasciato in eredità, unitamente alla casa di Montecarlo, da chi come me ci credeva per davvero nella Destra Nazionale. Che fesso che sono stato. Un perfetto ingenuo credulone. Praticamente, un imbecille.

Questo imbecille, però, ha le mani e la coscienza pulite perché, a differenza vostra, non ha chiesto mai nulla al partito e quel poco che ha se l’è costruito da solo con la fatica delle proprie mani – che sono rimaste limpide e pulite – e il sudore della fronte. Le stesse mani che avete voi, cinque dita e un palmo di mano più o meno largo. Con la differenza che voi le mani su quel patrimonio di donazioni e lasciti agli eredi del Msi e di Alleanza Nazionale ce le avete messe per depredare. Le mie, invece, sono rimaste pulite. Assieme alla mia coscienza. Che è rimasta pulita e limpida. A differenza di quelle vostre sulle quali pesa il fardello della colpa. E adesso vogliamo sapere nomi e cognomi – anche se di molti già li sappiamo, di altri li immaginiamo – di chi ha sperperato quel patrimonio. Senza scontri per nessuno. Nessuno. Perché per noi resta il motto “anche se tutti, noi no!”. Ma voi, voi SI!

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