di Auden Bavaro
Fonte Italia Oggi
A tre settimane dal voto del 23–24 novembre, il Veneto entra nella fase calda della campagna. Alberto Stefani, segretario regionale e candidato del centrodestra ha marcato una linea netta: “La Lega non è Vannacci” e “io con il fascismo non ho niente a che fare”. Parole che arrivano mentre nel partito non mancano frizioni con il generale eurodeputato leghista, e mentre la corsa a Palazzo Balbi si arricchisce di un colpo di scena: l’ex presidente della Provincia di Padova, Fabio Bui, è stato riammesso e correrà per la Presidenza. Sullo sfondo, coalizioni definite, liste depositate e un quadro demoscopico che, tra trend nazionali e stime regionali, fotografa un vantaggio del centrodestra in Veneto.
La Lega non è Vannacci”, “con il fascismo non ho niente a che fare”
Nell’intervista a la Repubblica, Stefani ha ribadito l’identità del Carroccio veneto: “La Lega non è Vannacci”, ha detto, spiegando di “cercare il dialogo” e di voler “mettere via la rabbia inutile”. Stefani, il cui nonno era “orgogliosamente comunista” ha quindi marcato la distanza reale e simbolica dal fascismo: “E io ho sempre detto e posso ripetere che con il fascismo non ho niente a che fare, come tutti i militanti della Lega”. Il richiamo è duplice: isolare le intemperanze del generale e rassicurare l’elettorato moderato in vista del voto. Ma il messaggio è chiaro “Chi è in lista deve rappresentare i veneti, non una corrente all’interno del partito: chiaro e diretto con un destinatario ben preciso, nonostante (o forse proprio per questo) ci siano quattro candidati “stefaniani” iscritte all’associazione di Vannacci. E a nulla vale che a Pontida il generale sia stato tra i più acclamati: “A Pontida la metà dei presenti erano veneti. La nostra è l’unica bandiera in cui è scritta la parola pace, non credo che questi discorsi sulla presunta vannaccizzazione della Lega abbiano alcun fondamento”.
Lega, Vannacci e le tensioni interne
La situazione Lega-Vannacci è da tempo uno degli argomenti più discussi all’interno della Lega. Se Stefani esclude il pericolo di “vannaccizzazione”, sono molte le voci interne che hanno cercato di arginare, o comunque controllare, l’ascesa del generale: Attilio Fontana ha messo in guardia dall’idea di “vannaccizzare” la Lega: “Per quanto mi riguarda è libero di pensarla come vuole su tante cose, ma deve essere chiaro che la Lega è una sola ed è sempre stato così, è stata la nostra forza da sempre”. Gian Marco Centinaio, invece, ha rimarcato la centralità di Salvini invitando Vannacci ad attenersi alla linea del segretario.
Dopo il voto in Toscana, il Consiglio federale della Lega ha messo un argine ai “team Vannacci”: non “possono diventare un soggetto politico alternativo”. I circoli del movimento “Il mondo al contrario” sono circa 170 in Italia e in parte del partito cresce il timore che funzionino come una struttura parallela.



