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Regionali Campania, Mercogliano: grazie a liste composte da impresentabili, trasformisti, figli di non andrò a votare

Conosco da oltre 30 anni Luigi Mercogliano, lavoratore, sindacalista, cattolico,  con la fascinazione per la politica. Una passione così forte, cominciata in gioventù nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano arricchita da una candidatura a sindaco di Napoli oltre 10 anni fa con il Popolo della Famiglia e da una candidatura alle politiche con Fratelli d’Italia. Sulle imminenti elezioni regionali in Campania mi invia alcune sue considerazioni che lo portano ad una sua clamorosa astensione.

 

Chiarisco la mia posizione personale sul voto del 23 e 24 novembre in Campania.

Premessa
Conosco personalmente entrambi i principali candidati alla carica di Presidente della Regione Campania.

Roberto Fico è la prova vivente di quanto un uomo fortunato possa ritrovarsi al posto giusto nel momento giusto e, senza alcun traguardo professionale di rilievo particolare ottenuto, iniziare grazie alla buona sorte una carriera politica che lo conduce ai massimi vertici della politica nazionale facendolo diventare per cinque anni la terza carica dello Stato Italiano (questo, già di per sé, dimostra quanto la Repubblica italiana, che nella sua storia ha dato i natali a politici veramente di razza e caratura internazionale, sia diventata la repubblica delle banane).

Edmondo Cirielli, di contro, ha sicuramente un curriculum prestigioso e di tutto rispetto. Dal punto di vista umano e politico, però, è la persona più cinica spietata e senza un minimo di umanità che io abbia mai incontrato nella mia lunga militanza politica iniziata sul finire degli anni ’80. Ha, a mio avviso, la grave responsabilità di aver distrutto un partito a Napoli, per rifondarlo poi a sua immagine e convenienza attraverso l’eliminazione sistematica e chirurgica, uno per uno, di tutti quelli che non si sono piegati alle imposizioni e alle scelte non condivise determinandone così il naturale allontanamento, per circondarsi quindi di persone che, pur di sopravvivere politicamente alla sua corte e restare aggrappate alla speranza di poter ottenere qualcosa dal partito, hanno annullato totalmente la propria identità e ridotto a zero gli impulsi della propria indole e del proprio carattere accettando di stare in un movimento politico che dal 2022 ha letteralmente sovvertito il proprio pensiero appiattendosi totalmente su posizioni duramente avversate fin tanto che è rimasto all’opposizione. Il tutto con l’avallo di Giorgia Meloni la quale per prima, seppur dimostrando grandi capacità politiche e qualità incontestabili da leader, non ha esitato un solo momento a modificare radicalmente il proprio atteggiamento politico pur di avere dalla sua i poteri loschi di Bruxelles e Washington che le consentono di restare in sella, al di là del favore dei sondaggi sempre crescente da tre anni a questa parte.

Questo ha prodotto e sta producendo una qualità espressa nelle liste elettorali che è sotto gli occhi di tutti. Basti pensare che in questa tornata elettorale non si contano più, per quanti sono, i “figli d’arte” catapultati nelle liste, i candidati in odore di attenzione da parte delle autorità giudiziarie, i candidati “improponibili e invotabili” come gli amici dei tiktoker della mala Napoli, da un lato, e quelli che inneggiano a Hitler e allo sterminio degli ebrei, dall’altro. Senza contare i molteplici trasformisti presenti in entrambi i blocchi elettorali al nastro di partenza. Se poi ci si sofferma sui capolista, ci si accorge che – al netto di qualche rara eccezione – si è preferito offrire la guida delle liste a personaggi quanto meno discutibili tenendo fuori le professioni e la società civile per costruire liste totalmente improntate al nepotismo e alla prassi del cambio di casacca per garantirsi potere e poltrone. Se questo è lo schema di selezione della classe dirigente, se questa è “l’offerta politica” che questi partiti e questi schieramenti sono in grado di offrire all’elettorato, non ci si deve poi meravigliare se la percentuale di votanti è sempre più bassa e a votare ci andranno soltanto gli addetti ai lavori, ciascuno da par suo mosso dal proprio personale interesse o dell’interesse della lobbi che rappresenta.

Per questi motivi non andrò a votare per queste regionali. E, ribadisco, nel vostro interesse siete pregati di andare a proporre altrove i vostri “progetti interessanti” dei quali, come ampiamente chiarito, ho piene le palle.

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