venerdì, Dicembre 5, 2025
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Politica da discount: se il centrodestra non seleziona, perde. E meritatamente

di Fabrizio Fratus 

C’è un errore che il centrodestra italiano continua a ripetere con ostinata miopia: confondere il consenso con la competenza, la visibilità con il merito, il potere con la responsabilità. E i risultati delle recenti amministrative – con città perse, candidature opache e voti evaporati – lo dimostrano con crudele chiarezza. Giorgia Meloni resta l’unico volto lucido e credibile del centrodestra, capace di tenere insieme governo, partito e agenda europea. Ma attorno a lei, a livello locale, il vuoto è disarmante: una classe dirigente spesso raccogliticcia, candidati improvvisati, privi di cultura politica, senza visione né radicamento, selezionati non per le idee, ma per fedeltà, convenienze o amicizie. Il risultato? Un esercito di burocrati del consenso senza spina dorsale, incapaci di parlare al territorio. Il punto non è più ideologico, ma antropologico: chi sono queste persone? Che cosa rappresentano? Hanno mai letto un libro di storia o un bilancio comunale? Molti di loro non saprebbero reggere un confronto pubblico serio nemmeno con uno studente del quarto anno di liceo. Eppure li ritroviamo candidati sindaci, consiglieri, assessori. Spesso, disastrosamente perdenti.

E non manca la beffa. In un partito come Fratelli d’Italia, che si presenta come portabandiera di un’identità storica forte, si arriva all’assurdo di europarlamentari che cantano “Bella Ciao”, in totale cortocircuito ideologico, tra ignoranza e ricerca disperata di popolarità. Cosa resta, allora, di quell’identità? Solo marketing? Se anche la coerenza diventa accessoria, allora il contenitore si svuota e si dissolve. Dall’altra parte, la sinistra vince dove ha sempre vinto: nelle ex roccaforti, dove la macchina del potere locale non ha mai smesso di funzionare. Non perché offra migliori candidati o idee convincenti, ma semplicemente perché il centrodestra non esiste, o si presenta male. E quando l’alternativa è l’improvvisazione, la continuità diventa una scelta prudente. Il problema è sistemico. La politica italiana è in caduta libera sul piano della selezione della classe dirigente. Non esistono più luoghi di formazione politica, né scuole di pensiero. I partiti sono diventati comitati elettorali, con candidature decise nei salotti o nelle chat, non nelle sezioni e nei territori. Eppure una vera destra, se vuole essere credibile, non può limitarsi a vincere a Roma e perdere ovunque altrove. Serve una nuova leva di amministratori colti, preparati, radicati, che sappiano cosa dire e come farlo. Che abbiano studiato i padri ideologici e non solo i post su Instagram. Che parlino con gli operai come con gli imprenditori, con i parroci come con i presidi. Gente che conosca la differenza tra governare e apparire.

Se non si riparte da qui – dalla selezione, dalla cultura, dalla coerenza – allora sarà giusto perdere. Perché una destra che non sa scegliere, è una destra che non merita di guidare

Fonte Il Talebano

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