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L’aria che tira nella Lega a trazione Salvini-Vannacci: cosa sta accadendo in Lombardia, Veneto e Toscana

Estratto dell’,articolo di  Auden Bavaro su Italia Oggi

Il ruolo più delicato resta quello del segretario: Matteo Salvini, nel cambio pelle di una Lega evoluta nel corso degli anni e per obiettivi e per linea procedurale, si trova nel mezzo dell’ennesima svolta di un partito che deve care sintesi tra diverse anime. È un passaggio delicato, lo certificano i mal di pancia di diversi referenti storici e in qualche modo lo segnala anche la base, e in questo caso l’evidenza è quella restituita dal voto. Non è più la Lega che sforava il 30% di consensi a livello nazionale – nel culmine di un processo che guardava all’Italia e non più al nord Italia – ma un partito che ha ceduto la leadership del centro destra a Fratelli d’Italia e che, nella contesa tutta interna alla maggioranza di Governo, si trova a correre una gara di consensi fatta di sorpassi e controsorpassi con Forza Italia. Quello di Salvini è diventato un partito che non arriva al 10%..

Nella Lega convivono oggi due spinte: quella identitaria–nazionale legata all’ascesa di Roberto Vannacci (vicesegretario dal 15 maggio) e quella nordista–autonomista che rivendica il profilo tradizionale del partito. Il confronto è esploso alla vigilia e nel weekend di Pontida 2025, quando governatori e dirigenti “del Nord” hanno ribadito la richiesta di “rispetto della gerarchia” e di un partito radicato nei territori, mentre Vannacci ha enfatizzato toni securitari e slogan sulla “remigrazione”.

Pontida, la cartolina che spiega il momento

Sul prato bergamasco sono arrivati messaggi chiari: Giancarlo Giorgetti ha scandito che “c’è un capo e ci vuole rispetto per la gerarchia”, mentre Luca Zaia ha avvertito che Vannacci “può essere un valore se diventa leghista”, segnalando la linea dei governatori. È l’istantanea più fedele dell’attuale equilibrio interno: apertura al traino mediatico del generale, ma con paletti organizzativi e culturali.

L’ascesa di Vannacci

Negli ultimi mesi Roberto Vannacci ha trasformato la visibilità conquistata con “Il mondo al contrario” in peso politico dentro la Lega: dopo la candidatura alle Europee di aprile 2024 (capolista in due circoscrizioni) ha raccolto oltre mezzo milione di preferenze ed è entrato a Strasburgo; nell’aprile 2025, al congresso federale di Firenze, si è iscritto formalmente al partito e poco dopo Matteo Salvini lo ha promosso vicesegretario. La mossa è stata letta anche come un tentativo di incanalare la sua ascesa dentro i confini del Carroccio.

A fare la differenza è l’infrastruttura che lo sostiene: “Il Mondo al Contrario” non è rimasto un semplice comitato, ma conta circa (secondo quanto riportato da Pagella Politica) 5 mila aderenti e 160 gruppi territoriali, distribuiti in quasi tutto il Paese (assenza del solo Molise), con un’impostazione “orizzontale” e quote d’ingresso chiare. Le regioni più coperte sono Toscana (24 team), Lombardia (17), Campania (15) e Veneto (14).

Qui la rete diventa leva elettorale. In Toscana, dove si vota sui 13 collegi, fonti interne indicano 19 candidati “di area Vannacci”, spesso nelle primissime posizioni delle liste – tra cui Firenze 1, Lucca, Prato, Pistoia e Massa-Carrara – e con il suo via libera anche dove non compaiono nomi riconducibili al suo gruppo. Scelte simboliche non mancano: a Lucca capolista è Massimiliano Simoni, suo assistente e portavoce; a Firenze 1 Tommaso Villa ha sostituito Giovanni Galli come capolista..

Ilraggio d’azione tocca anche il Veneto (urne il 23-24 novembre): nella trattativa sulle liste, da ambienti leghisti arriva conferma della spinta per la ricandidatura di Stefano Valdegamberi, profilo noto per posizioni controverse.

Le tensioni interne alla Lega

Questa crescita, però, sfrega contro nervi scoperti del partito. A fine agosto Susanna Ceccardi ha contestato l’inserimento di figure vicine all’ex generale; nello stesso periodo è emersa la questione delle quote non ancora versate al partito. Poi, a inizio settembre, Attilio Fontana ha messo in guardia dal “vannaccizzare” la Lega,mentre Gian Marco Centinaio ha ribadito la centralità di Salvini, invitando Vannacci ad allinearsi alla linea del segretario. Vannacci ha respinto l’idea di voler “scalare” il vertice, e Salvini lo ha definito un “valore aggiunto”; restano, però, i dubbi di chi vede nei team un corpo estraneo rispetto alla cultura del partito.

Dentro la Lega, le letture si dividono. C’è chi interpreta la rete dei team come l’embrione di un “partito nel partito”, pronto a pesare qualora i consensi del Carroccio calassero; altri ridimensionano: più che un progetto parallelo, una corrente che spinge temi e quadri di riferimento del suo leader. Da Sud, Rossano Sasso, a Pagella Politica, ha parlato di gruppi di simpatizzanti senza gerarchie, utili semmai ad allargare il bacino.

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