di Carlo Valentini
fonte Italia Oggi
Bradisismo vannacciano nella Lega. In Toscana l’ex generale detta legge e mette all’angolo i leghisti doc che capitanati da Susanna Ceccardi si stanno ribellando, tanto che Matteo Salvini non sa che pesci prendere, pur se cerca di difenderlo, anche perché pure in Veneto sta montando la contestazione poiché l’europarlamentare è attivissimo nell’inaugurare circoli del suo «Mondo al contrario», di cui non si comprende il ruolo all’interno della Lega tanto che il rapporto coi militanti del Carroccio, in massima parte qui di estrazione zaiana, non è dei più tranquilli.
Vannacci in Veneto: un partito nel partito?
Il fatto è che in Veneto sono già 12 i circoli made in Vannacci, 150 in Italia. Ogni sezione deve avere almeno 10 iscritti, che pagano 20 euro. Una sorta di partito nel partito, tanto che con questo retroterra Roberto Vannacci vuole avere voce nella compilazione delle liste per il dopo-Zaia, terremotando gli equilibri veneti della Lega. «Ma la nostra casa politica è la Lega- afferma il padovano Guido Giacometti, che per il suo successo nel fare proliferare le sezioni in Veneto è stato nominato membro della segreteria nazionale del Mac (Movimento Mondo al Contrario) e responsabile del Nord Italia – certo, una Lega da vannaccizzare come ama dire il generale».
Le critiche interne alla Lega
Sarà Giocometti, domani, a introdurre Vannacci alla Festa della Lega di Verona, tenendo a debita distanza i non pochi diffidenti che sottolineano l’incompatibilità dell’ex generale con Luca Zaia. Come Giuseppe Pan, capogruppo regionale della Lega: «I team Vannacci in Veneto? Non mi pare siano iscritti alla Lega. E visto che l’ex generale è vice segretario federale spero che almeno si allineino ai nostri programmi e che Vannacci faccia campagna elettorale per la Lega e per il candidato presidente della Lega. E dico “spero” ma dovrebbe essere normale».
Ancora più esplicito è Marco Favero, consigliere regionale della Liga Veneta: «La democrazia non è un sistema perfetto, ricordiamoci che Hitler e Mussolini sono saliti al potere con il voto popolare. Io non credo che sia possibile il ritorno del fascismo in Italia, ma possono tornare stili e comportamentali che appartenevano alla mentalità fascista. E, sia chiaro, io non ce l’ho con Vannacci, il problema è capire se le posizioni di Vannacci siano quelle della Lega. Io credo di no. Lui tra l’altro continua a giocare sugli equivoci: Mussolini è uno statista? Era un criminale che ha trascinato l’Italia in una guerra disastrosa e Vannacci lo sa benissimo».
Tensioni in Toscana e l’effetto su Calenda
Se in Veneto il pre-campagna elettorale in casa Lega è piuttosto problematico e ancora c’è da risolvere anche l’ufficialità della candidatura del leghista Alberto Stefaniquale successore di Zaia, in Toscana la discesa in campo di Vannacci ha di fatto bloccato le avances di Fi verso Carlo Calenda, dopo che quest’ultimo ha rotto con l’alleanza Pd-M5s capeggiata da Eugenio Giani (e Antonio Tajani sperava di prendere Calenda per la giacchetta). Di fronte all’ultima sortita dell’ex generale («Chi ci mandiamo in Ucraina a combattere, quelli del Gay Pride?»), Calenda si è spazientito: «Alessandro Magno, Cesare, Traiano (massima estensione impero romano 117 d.C.). Diciamo 3 su 4 dei più grandi generali della storia. Questo per ciò che concerne l’ignorante con le mostrine che predica sui “gay incapaci di combattere”. Ciuccio e presuntuoso».
Calenda quindi non ci sta, tra la stizza dei forzisti, che lo volevano nel centrodestra toscano. L’alter ego di Vannacci in Toscana è l’aretino Cristiano Romani, assurto a vice presidente del Mac: «Questo incarico è motivo di gioia e grande orgoglio. A tutti noi il compito di rendere lo tsunami sempre più inarrestabile. Il generale Vannacci è l’uomo del futuro per l’Italia. Già tantissimi gli incontri fissati nei territori in tutta Italia, saremo a Firenze, Bologna, Bari, il generale sta girando tutta Italia e l’entusiasmo delle persone dimostra che è l’uomo del futuro». Romani ha anche portato Vannacci, in visita ad Arezzo, a casa di Sandro Mugnai, l’uomo che a San Polo il 5 gennaio 2023 ha sparato al vicino di casa che stava attaccando la sua abitazione con la ruspa.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e innestato la miccia sotto l’immagine di Alberto da Giussano è la decisione di Salvini di affidare a Vannacci non solo la gestione della Lega in Toscana ma pure la campagna elettorale. E lui s’è messo a gestirla da generale al fronte, calpestando chi tenta di fermarlo, come la leghista dura-e-pura, Susanna Ceccardi, anche lei europarlamentare, 38 anni, di Pisa. Si sfoga: «Cinque anni fa fui chiamata a fare una campagna elettorale impegnativa. Allora eravamo circondati da entusiasmo, un clima che purtroppo oggi non riscontro. Sono sempre stata contraria al listino bloccato. Sarebbe deleterio e l’effetto sarebbe devastante sul morale delle ‘truppe’ – come le chiama lui – anche se io preferisco chiamarli militanti. La politica, infatti, non è come l’esercito: qui c’è un gruppo di persone che non ricevono ordini, se non quelli morali che sentono dentro di sé». Ovvero Vannacci, che ha appunto avuto carta bianca da Salvini di comporre le liste per le regionali toscane, ha deciso per una lista bloccata con dentro i suoi fedelissimi spazzando via la possibilità delle sezioni della Lega di scegliere i candidati e facendo tabula rasa attorno alla Ceccardi e ai leghisti tradizionalisti. Inoltre quando Ceccardi lanciò il nome di Elena Meini, capogruppo Lega in consiglio regionale, quale candidata del centrodestra alla presidenza, Vannacci la bloccò: «Non è la mia candidata e non lavoro per questa squadra». Aggiungendo: «Ceccardi dimentica di sedere a Bruxelles grazie al sottoscritto che le ha liberato il seggio». Il che, tradotto, significa: la Toscana è mia e guai a chi me la tocca. Tanto che, alla fine, dal cappello del centrodestra non è uscita la Meini ma Alessandro Tomasi, FdI, sindaco di Pistoia. Un boccone amaro per i leghisti locali e per la Ceccardi e un clima da O.K. Corral all’interno del Carroccio toscano.
Vannacci allarga i suoi orizzonti
Intanto Vannacci tesse la sua tela e accoglie transfughi di FdI come Antonio Falzarano, passato da segretario del partito della Meloni a Lignano Sabbiadoro (Udine) a Vannacci (con lui hanno restituito la tessera in 80). Dice: «Restituire le tessere non è un atto di vendetta, ma la triste constatazione della fine di un percorso con un partito che non ha saputo ascoltare. La speranza è che i vertici, a tutti i livelli, capiscano la gravità di una situazione che, a lungo andare, ha solo danneggiato l’interesse della comunità». Adesso inalbera il vessillo Vannacci for president. Mentre Sabino Morano, dirigente Unicoop (Unione italiana cooperative) di Avellino sta cercando di promozionare il radicamento al Sud: «Ho deciso di lasciare la Lega quando si è fatta sostenitrice convinta del governo Draghi, una posizione per me incomprensibile politicamente. Oggi con Vannacci il partito dà spazio alle istanze sovraniste e quindi sono tornato». (riproduzione riservata)



