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Blitz della Lega: vietato manifestare per Gaza e criticare Netanyhau

di Luciana Cimino

Fonte Il Manifesto

Non c’è solo il decreto sicurezza. La Lega insiste nel tentativo di vietare ogni manifestazione e in questa chiave va letto il progetto di legge del Carroccio sull’antisemitismo che oggi appare fuori luogo, oltre che preoccupante. Ieri è stata incardinata in commissione Affari Costituzionali del Senato (presieduta dal meloniano Alberto Balboni) la norma a prima firma di Massimiliano Romeo, luogotenente salviniano, che vieta ogni espressione critica nei confronti dello stato di Israele.

IL TESTO, intitolato “Disposizioni per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo, nonché per il contrasto agli atti di antisemitismo” è formato da tre articoli che, basandosi sulla controversa definizione di antisemitismo formulata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (Ihra), vorrebbero contrastare «la moltiplicazione di episodi antisemiti registrati dopo il 7 ottobre 2023» basati «sul negazionismo delle violenze, soprattutto contro le donne e i bambini e su un radicale rifiuto di Israele». Di fatto però impedisce qualsiasi manifestazione contro il genocidio dei palestinesi in corso. Se l’articolo due si occupa di «consolidare una cultura libera da pregiudizi e stereotipi nei confronti degli ebrei in quanto popolo» attraverso banche dati sugli episodi di antisemitismo, la formazione per evitare il proliferare del linguaggio d’odio e campagne di informazione, è il terzo che inquieta l’opposizione.

L’ARTICOLO PREVEDE «il diniego all’autorizzazione di una riunione o manifestazione pubblica per ragioni di moralità che può essere motivato anche in caso di valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge». «È un bavaglio senza precedenti alla libertà di espressione, che arriva proprio mentre a Gaza si consuma un genocidio sotto gli occhi del mondo», ha attaccato la senatrice del M5s Alessandra Maiorino, sottolineando anche lo strano tempismo di una legge immaginata a gennaio e incardinata al Senato «quasi alla chetichella, nella settimana che precede la pausa dei lavori parlamentari». La Lega «si inchina ai diktat di Netanyahu: non solo deve avere mano libera, ma persino raccontare il suo operato potrà essere un atto criminale – ha detto l’esponente pentastellata -. Questo disegno di legge serve solo a garantire impunità, a colpire chi dissente, a imbavagliare chi ancora ha il coraggio di parlare».

DURISSIMO ANCHE IL PD, che ieri con le altre opposizioni ha ottenuto almeno il passaggio in sede referente del provvedimento e quindi delle audizioni con esperti della materia. «Ora è chiaro quali siano i meriti che sono valsi a Matteo Salvini il premio Italia-Israele conferitogli lo scorso 22 luglio – ha commentato la deputata dem Laura Boldrini -. La Lega, non solo in questi ventidue mesi, ha colpevolmente taciuto sui crimini commessi da Netanyahu a Gaza negando l’evidenza, ma ora vuole anche criminalizzare le critiche al governo israeliano equiparandole per legge all’antisemitismo». Boldrini ha annunciato una decisa opposizione del centrosinistra al blitz salviniano: «Se dovesse mai passare – ha spiegato – ogni critica al governo di Netanyahu, le richieste di interventi concreti per fermarlo e perfino le manifestazioni di piazza, i dibattiti pubblici e tutte le iniziative in cui si chiede la fine del genocidio e l’autodeterminazione del popolo palestinese, sarebbero vietati per legge: inconcepibile in un paese democratico».

La Lega, ha aggiunto la collega Ileana Malavasi, «ha fatto il salto verso la repressione della libera espressione del pensiero politico e civile, come avviene nei paese con governi autocratici. Salvini e i suoi andranno ad arrestare anche il cardinale Pizzaballa, il presidente Mattarella o David Grossman, accusandoli di antisemitismo?».

IL CAPOGRUPPO LEGHISTA a Palazzo Madama, Romeo, chiamato in causa, ha amplificato la polemica accusando «una certa opposizione di non aver capito il senso del disegno di legge». La proposta ha fatto, però, saltare sulla sedia anche una parte dei padani, affezionati alla linea del «pericolo islamico»: la pdl, hanno detto dal Patto per il Nord, formazione di estrema destra composta da ex leghisti, «intervenendo più tatticamente che strategicamente sull’antisemitismo, più per difendere il governo di Israele che non lo Stato, apre le porte al Corano nelle scuole, con buona pace del Crocifisso e dell’esibizione propagandistica dei simboli religiosi cristiani di Salvini».

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