Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota, diffusa alla stampa, da Campo Sud, associazione identitaria presieduta dall’onorevole Marcello Taglialatela sulla drammatica situazione che sta vivendo Gazs
Nel circo delle opinioni pubbliche italiane, c’è chi parla di genocidio e chi rifiuta il termine. C’è chi, dopo una vita trascorsa nel ricordo della Shoah, oggi rifiuta di definire con la stessa parola lo sterminio sistematico che colpisce civili, bambini e ospedali a Gaza.
Una posizione che fa discutere, soprattutto perché a esprimerla è Liliana Segre, testimone della Shoah e simbolo della memoria storica. In una recente intervista con Grossman, la senatrice a vita ha spiegato di “non potersi accostare alla parola genocidio”, nonostante la brutalità delle immagini e dei numeri.
Ma se perfino chi ha conosciuto l’orrore esita a riconoscerne un altro, che tipo di sguardo ci resta sulla realtà?
CampoSud, come sempre, preferisce chiamare le cose col loro nome. Perché se non è genocidio, allora che cos’è?
E se la memoria vale, non può essere selettiva.



