venerdì, Dicembre 5, 2025
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Quel pasticcio siciliano che rischia di travolgere Fratelli d’Italia

di Alfredo Marsala

Fonte Il manifesto

Tira una brutta aria nei palazzi del potere a Palermo. L’inchiesta della Procura, che sta travolgendo Fratelli d’Italia, potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Si temono ulteriori sviluppi con il coinvolgimento di altri politici, e non solo. C’è chi ipotizza che possa estendersi ad ambienti romani con altre ipotesi di reato, oltre a quelle di corruzione e peculato.

Nonostante il silenzio dei maggiorenti del partito, FdI nelle ultime ore sta prendendo sul serio il caso Sicilia. Del resto, i due iscritti nel registro degli indagati sono pezzi da novanta: Gaetano Galvagno è presidente dell’Assemblea regionale siciliana, pupillo di Ignazio La Russa, mentre Elvira Amata è esponente di spicco della cosiddetta corrente turistica, ha la delega proprio al Turismo nel governo di Renato Schifani. E il presidente della Regione, sussurrano ambienti a lui vicini, non l’ha presa per niente bene: è furibondo con la sua assessora per avere appreso la notizia dalla stampa nonostante l’avviso di garanzia le fosse stato notificato sei mesi fa.

Una grana per il governo, anche perché, come si legge nelle carte, l’indagine è una appendice dell’inchiesta madre, quella sui finanziamenti per l’evento di Cannes, bloccati da Schifani dopo l’esplosione dello scandalo, col governatore che pretese da FdI la sostituzione dell’allora assessore al Turismo Francesco Scarpinato, che lasciò la delega proprio alla collega di partito Amata. Al momento Galvagno e Amata rimangono in sella, anche se sono forti le pressioni per il passo indietro. A fine luglio la Procura potrebbe decidere se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio degli indagati: oltre ai due politici, i pm indagano per corruzione anche su altre figure.

L’inchiesta verte su un presunto scambio di favori tra politici e imprenditori, attraverso l’utilizzo di fondi pubblici per finanziare eventi in cambio di consulenze e biglietti per concerti. Ma ci sarebbe anche dell’altro, che al momento è top secret. Come lo sono i nomi di altri politici che compaiono nelle carte come «Uomo 6», «Uomo 8» e così via. Un intreccio di relazioni intercettate dagli investigatori che sta facendo tremare il parlamento siciliano, già travolto dalle polemiche per le norme-mancia inserite nelle leggi finanziarie, con le quali ogni singolo deputato – di maggioranza e opposizione – finora ha avuto un budget di almeno un milione di euro a testa per finanziare opere, iniziative, manifestazioni il più delle volte nei propri bacini elettorali territoriali. Una pratica parlamentare che il governo Schifani ha già fatto sapere di stoppare proprio alla luce dell’inchiesta di Palermo.

L’imbarazzo fra FdI è sfociato nella decisione dei gruppi parlamentari di Camera e Senato di annullare l’evento programmato a Palermo il 19 luglio, nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio. Galvagno avrebbe già interloquito col partito, così come l’assessore Amata, al momento la situazione appare in standby.

All’Assemblea siciliana il clima è surreale. Galvagno continuerà a presiedere le sedute parlamentari come se nulla fosse oppure si asterrà in attesa delle decisioni della Procura? Le riforme in calendario saranno portate avanti in aula oppure l’attività sarà paralizzata? E chi svolgerà il ruolo di mediatore in parlamento tra governo e opposizione, finora svolto da Galvagno?

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