venerdì, Dicembre 5, 2025
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Le ‘purghe’ di Salvini per vannaccizzare la Lega

di Mia Magri

Fonte Lettera 43

Tre partiti in una Lega. A quasi tre mesi dal congresso che ha consacrato Matteo Salvini capo indiscusso fino al 2029, il partito che fu di Umberto Bossi è balcanizzato dai problemi interni, dai malumori e dalle tensioni. Ma quel che ha avuto più impatto sulla tenuta del movimento è il nervosismo mostrato in questo periodo dal suo leader.

Finito il congresso Salvini ha dato il via alle “purghe”

Sempre più blindato dal ‘cerchio magico’ composto dal suo staff, e dai pochi di cui ascolta ancora i consigli – in primis Claudio Durigon -, Salvini, un secondo dopo aver chiuso le porte della Fortezza da basso di Firenze dove ha ottenuto la rielezione per acclamazione, ha aperto la stagione delle ‘purghe’. Non espulsioni o epurazioni, quantomeno finora, ma mosse mirate che hanno portato de facto alla marginalità diversi protagonisti, tra cui fedelissimi, e i governatori del Nord.

Andrea Crippa sacrificato per nominare Silvia Sardone

Il primo atto post congresso è stata la nomina di due nuovi vice segretari da affiancare al laziale Durigon e al Veneto Alberto Stefani. L’indicazione di Roberto Vannacci e, a sorpresa, della lombarda Silvia Sardone ha creato parecchi sconvolgimenti. Per nominare l’ex forzista, Salvini ha dovuto sacrificare Andrea Crippa, fedelissimo dal 2014 quando iniziò la collaborazione come suo assistente (e coinquilino) a Strasburgo. Raccontano nella Lega che Crippa sia stato punito per le dichiarazioni scivolose, non sempre concordate. Altri sostengono che non vada a genio alla fidanzata del capo, Francesca Verdini. Altri ancora che stia pagando la frequentazione di Anna Falchi e le serate mondane. Il gossip insomma è fantasioso ma nessuno sa spiegare il reale motivo della cacciata di Crippa.

Fuori anche Toccalini con Cecchetti e Zoffili

Ma il vero colpo assestato dal segretario è al coordinatore dei Giovani, Luca Toccalini. Anche lui fedelissimo (per dire: se si cercano le immagini di Salvini in Polonia contestato dal sindaco di Przesmyl per la storica amicizia con Vladimir Putin, dietro al capo leghista appare Toccalini), il deputato 35enne di Basiglio avrebbe dovuto diventare vice segretario dopo il congresso. O almeno così gli aveva promesso Salvini come compensazione per il suo ritiro dalla corsa per la segreteria lombarda a favore di Massimiliano Romeo. Anche quest’ultimo un dossier in cui il segretario aveva dovuto ‘sacrificare’ fedelissimi. Toccalini era infatti sceso in campo sollecitato dai due commissari uscenti, Fabrizio Cecchetti e Eugenio Zoffili, che vedevano come fumo negli occhi la candidatura di Romeo. Il quale però non ha ceduto alle pressioni di chi chiedeva un ritiro, ha tenuto duro e infine Salvini si è dovuto arrendere alla sua corsa e alla sua vittoria. Quindi: fuori Crippa e Toccalini, e prima ancora Cecchetti e Zoffili. Gente che nei post chiama Salvini “fratello” avendo tutte le carte per farlo. E tutto per far spazio a Sardone e Vannacci, con quest’ultimo che gira l’Italia con i suoi team del mondo al contrario (Flavio Tosi è stato espulso per molto meno).

La neutralizzazione dei governatori del Nord

Ecco, questo, l’inaspettato. Tanto che tra i ‘purgati’ c’è chi si sfoga in via anonima e parla di «sostituzione etnica dei leghisti» mentre Crippa sorride imbarazzato, in Transatlantico evita i giornalisti, poi lo sentono al bar spiegare che «in politica vanno avanti solo gli incapaci». Uno spettacolo poco decoroso. Fino al secondo atto. L’eliminazione salviniana dei governatori. Partito nel partito che segna distinguo quotidiani in contenuti e scelte politiche, come è stato chiaro anche nel congresso, il gruppo dei governatori è composto da dirigenti assai affiatati tra loro da cui spesso arrivano critiche all’operato del segretario. Così è stato quando Salvini ha deciso con Silvio Berlusconi di fare cadere il governo di Mario Draghi in anticipo. E in numerose altre occasioni. Quale chance migliore, dunque, per liberarsi di Luca ZaiaMassimiliano FedrigaAttilio Fontana e Maurizio Fugatti se non il dossier del blocco del terzo mandato?

Il sospetto che il segretario non sia stato efficace nel sostenere la battaglia di Zaia & co è abbastanza diffuso nella Lega. D’altronde, come dargli torto dal momento che i suoi governatori sembrano aver fatto accordi sotterranei direttamente con Giorgia Meloni? In ogni modo, ecco il secondo partito da far fuori. E ci è riuscito: i governatori sono tutti al secondo mandato e non sono più ricandidabili, cosa che comporterà un alto costo per la Lega: dover probabilmente rinunciare alla guida di queste Regioni a favore degli alleati di Fratelli d’Italia. I quali erano pronti sì ad eliminare il blocco per favorire Zaia e Fedriga, con i quali la premier ha costruito un rapporto di fiducia consolidato, ma ora, saltata la possibilità di un accordo, stanno lì come avvoltoi pronti a prendersi finalmente la guida di una Regione del Nord. E forse anche il candidato di Salvini, il 32enne vice segretario veneto Stefani dovrà rinunciare alle sue ambizioni di essere eletto a Palazzo Balbi.

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