venerdì, Dicembre 5, 2025
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Remigration summit, la Lega con la destra per l’Europa etnica

di Alessandro Braga

Fonte Il Manifesto

È un’onda nera quella che è atterrata ieri a Gallarate, in provincia di Varese, a due passi dall’aeroporto internazionale di Malpensa. Quantitativamente è stata meno impattante del previsto: non erano pochi i posti vuoti nel teatro che ha visto la messa in scena sovranista del Remigration summit, presenti sicuramente qualcosa in meno dei 400 posti annunciati trionfalmente dagli organizzatori. Qualitativamente però è stata rilevante.

SUL PALCO si è visto l’embrione di una classe dirigente futura a livello mondiale: giovane, dialetticamente capace, connotata da una base ideologica fortemente cementata attorno a quella che, da qui in avanti, sarà la parola chiave di quel mondo, remigrazione. Che, più prosaicamente, si può tradurre in deportazione di massa. La “caccia al tesoro” su orario e luogo dell’evento si è conclusa ieri mattina presto: prima la mail alle sei per avvisare che il summit si sarebbe tenuto in mattinata e non come previsto nel pomeriggio (per evitare possibili contestazioni); poi la seconda, alle sette e trenta, per indicare il luogo, il teatro Condominio di Gallarate. I partecipanti arrivano alla spicciolata. All’ingresso nessuna coda, giusto qualche slalom per evitare di essere intercettati dal nugolo di giornalisti già appostati. Tutto attorno, un ingente cordone di polizia “filtra” chi vuole arrivare al teatro. La stragrande maggioranza dei presenti in sala è straniera. Sono arrivati da tutta Europa e anche da altre parti del mondo. Ci sono i giovani trumpiani statunitensi, con le spillette a stelle e strisce. Gli olandesi pronti ad applaudire a scena aperta la giovane influencer sovranista Eva Vlaardingebroek, una delle star della manifestazione. Il dress code richiesto, business casual, è tutto sommato rispettato. Da qualche colletto di camicia spuntano alcuni tatuaggi forse ambigui, ma l’immagine che i partecipanti vogliono trasmettere è quella dei «bravi ragazzi dotati di buonsenso». Su un tavolino vicino all’area bar i gadget remigrazionisti: una tazza da colazione e un cappellino con disegnato sopra un aereo antropomorfo e la scritta Remigration airlines. Nulla di particolarmente originale né divertente, ma alla fine della giornata non ne resta nessuno.

A FARE GLI ONORI DI CASA è Andrea Ballarati, 23enne rampante figura del sovranismo italiano. Dopo una breve parentesi nella meloniana Gioventù Nazionale, fonda l’associazione comasca Azione, Cultura, Tradizione e diventa il punto di riferimento dei remigrazionisti nostrani. È lui a fare da pontiere tra gli ospiti internazionali e la Lega. Che si è già buttata a capofitto nel tentativo di cavalcare a livello italiano l’onda sovranista mondiale. A metà mattina arriva in sala Alessandro Corbetta, capogruppo leghista nel consiglio regionale della Lombardia, che un paio di giorni prima si era prodigato nel difendere l’evento. Magari si aspettava di poter dire due parole dal palco, ma si è dovuto accontentare di fare da traduttore a Jean Yves Le Gallou, vecchio esponente della destra francese, unico a non parlare in inglese. In sala, intento a parlottare con chiunque gli venga a tiro, c’è anche Stefano Pavesi, esponente di Lealtà&Azione e assistente di Silvia Sardone, neonominata vicesegretaria della Lega. Che appare sullo schermo per un saluto. Prima di lei, c’era stato l’altro neovicesegretario del Carroccio, Roberto Vannacci, pienamente a suo agio nel parlare di remigrazione che «deve diventare una proposta concreta». «La Lega c’è», dice.

A DIMOSTRAZIONE, se ce ne fosse ancora bisogno, che la creatura salviniana sta continuando a portare avanti il suo processo di estremizzazione, con un sempre più repentino scatto a destra per superare Fratelli d’Italia nei consensi più reazionari dell’elettorato. Del resto, senza il tacito assenso del sindaco leghista salviniano di Gallarate, Andrea Cassani, un convegno di tal risma non si sarebbe potuto tenere in una struttura comunale. Dove dal palco nessuno dei protagonisti ha nascosto l’obiettivo vero, fino all’ovazione finale sulle parole di Afonso Gonçalves, fondatore del movimento Reconquista: «Il nostro non è un semplice convegno ma una visione. Abbiamo un sogno: si chiama remigrazione, per un’Europa che tra dieci anni sarà solo degli europei, senza immigrati». Una piattaforma politica chiara e di destra che più di destra non si può. Ma sono solo «legittimi contributi» per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha preferito scagliarsi contro le manifestazioni antifasciste, «pretesto per disordini».

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