Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta ai dirigenti e militanti di Indipendenza scritta da Gianni Alemanno, dal carcere di Rebibbia.
Cari militanti di Indipendenza, mi rivolgo a voi pubblicamente, per la prima volta a un mese dall’inizio della mia detenzione al Carcere di Rebibbia. Fino ad ora – su sollecitazione dei miei difensori – ho preferito confrontarmi riservatamente solo con il Presidente Massimo Arlechino e con i vicesegretari che mi hanno scritto, per evitare di influenzare le decisioni del Tribunale di Sorveglianza che doveva confermare o meno la revoca dei miei servizi sociali. Purtroppo, come sapete, questa e altre cautele non sono servite a nulla: il Tribunale di Sorveglianza ha fatto la scelta più punitiva e – nonostante perfino il Procuratore avesse chiesto uno sconto di pena – ha confermato l’annullamento completo dell’affidamento in prova. Ricorreremo in Cassazione contro questa sentenza fuori da ogni misura, ma ad oggi la prospettiva per me è quella di scontare qui a Rebibbia tutta la pena, fino al 15 giugno 2026.
È l’ennesima volta che i giudici emettono contro di me sentenze peggiori perfino delle richieste dei pubblici ministeri, ma in ogni caso quello che emerge è una folle sproporzione tra i fatti che mi vengono addebitati, sui quali ribadisco la mia totale innocenza, e le pene che sto scontando ormai da più di dieci anni. Prima gli anni di massacro mediatico per le assurde accuse di associazione mafiosa e corruzione, poi condanne in primo e secondo grado sempre superiori alle stesse richieste dei Pubblici Ministeri, infine – dopo la decisione della Cassazione di spazzare via quasi tutti gli addebiti – le Corti d’Appello che si sono attaccate ad ogni cavillo giuridico pur di rifiutarmi la condizionale. Ma non basta, ottenuto l’affidamento in prova, me lo vedo ora completamente annullato – giungendo quindi a raddoppiare la pena – per una discutibile interpretazione di intercettazioni telefoniche, peraltro disposte per un’altra inchiesta che sfiora veramente il ridicolo. In sintesi: più di 10 anni di massacro mediatico, un anno e un mese di affidamento in prova con forti limitazioni della libertà personale e, adesso, ancora un anno e mezzo di detenzione a Rebibbia. Il tutto perché da Sindaco avevo sollecitato il pagamento di debiti che il Comune di Roma aveva da anni con una cooperativa sociale in crisi finanziaria, poi perché, tornato un normale cittadino candidato alle elezioni, non avevo controllato che un’impresa avesse approvato nel suo Consiglio d’Amministrazione un contributo elettorale di 10 mila euro. Anche l’abolizione dell’Abuso d’ufficio e la tipizzazione del Traffico d’influenze non è stato giudicato dalla Cassazione un motivo sufficiente per cancellarmi gli ultimi addebiti, con una sentenza destinata a fare giurisprudenza, azzerando di fatto gli effetti di questa riforma del codice penale che tanto scandalo ha fatto sui giornali.
Così oggi mi ritrovo al braccio G8 di Rebibbia: proprio nello stesso braccio in cui nel 1981 io, Paolo Di Nella e altri militanti del Fronte della Gioventù fummo detenuti per alcuni mesi per una manifestazione contro l’Ambasciata sovietica per il colpo di stato del Generale Jaruzelski in Polonia.
È un po’ come ritornare alle origini della mia militanza politica, ma farò tutto il possibile perché sia un modo per ritrovare nuove e più profonde energie spirituali e politiche per contribuire al riscatto della nostra Italia. Curiosamente, o forse no, questa sentenza è uscita proprio lo stesso giorno in cui Giorgia Meloni ha scoperto di essere indagata dalla Procura dì Roma. Ne esce un quadro devastante dell’inadeguatezza umana e professionale della nostra magistratura, che organizza proteste alle inaugurazioni dell’anno giudiziario con le stesse modalità di un sit-in di studenti liceali, che indaga il Capo del Governo come “atto dovuto” per una decisione politica chiaramente compiuta per ragion di Stato, che perpetra continuamente piccole e grandi ingiustizie, come quella che ha colpito anche il sottoscritto. Ed è così in tutto il mondo, come dimostrano le condanne a Trump, Sarkozy, Lula: troppi magistrati in diverse nazioni si incaricano di essere l’avanguardia del processo di desovranizzazione delle democrazie e della politica, in nome di una concezione della Legge in apparenza cieca e astratta, ma in realtà condizionata da poteri sovranazionali. Credo quindi che ci sia lo spazio politico per una battaglia che metta insieme la difesa della politica e della democrazia con i diritti dei più umili cittadini, compreso chi oggi languisce in carceri sovraffollate fino all’inverosimile per un insostenibile giustizialismo che anima troppi magistrati e troppi politici inadeguati. Questa lotta è perfettamente compatibile con quella per la difesa della legalità e della sicurezza dei cittadini, perché il problema non sono i detenuti che stanno in carcere, ma i delinquenti che rimangono sistematicamente fuori, solo perché sono protetti dalle lobby dominanti. Insieme a questo voglio sollecitarvi a tenere alte le battaglie e le proposte politiche del SOVRANISMO SOCIALE.
Questo è tanto più indispensabile adesso che tutto il mondo si sta confrontando con le contraddittorie conseguenze del “ciclone Trump”. Il nuovo Presidente degli Stati Uniti, di volta in volta, prende decisioni importanti o molto pericolose: si scatena contro l’immigrazione, il politicamente corretto, le teorie gender, il potere dell’OMS e delle multinazionali dei vaccini Covid, promette di parlare finalmente con Putin per fermare la guerra in Ucraina, ma nel contempo esalta il ritorno della supremazia americana anche attraverso le multinazionali Bigtech, i dazi contro tutti i paesi europei, lo smantellamento delle protezioni sociali, continua a coprire le nefandezze di Netanyahu in Palestina. Ma c’è sicuramente una grande “finestra di opportunità” che la Presidenza Trump può aprire all’ltalia: LA POSSIBILITÀ DI USCIRE FINALMENTE DALL’UNIONE EUROPEA. È evidente che Trump è ostile all’Unione Europea, ma quest’ultima non è difendibile perché continua a insistere su posizioni insostenibili come la guerra in Ucraina e il Green Deal e rappresenta un oggettivo ostacolo allo sviluppo economico e sociale dell’Italia. Giorgia Meloni si illude di fare da mediatrice tra Trump e la Von der Leyen; ma, ammesso e non concesso che le riesca, sta incarnando un ruolo debole che non le consentirà di utilizzare in modo strategico la stessa “finestra di opportunità” che ha consentito la Brexit durante il primo mandato Trump e che oggi potrebbe permettere un’analoga operazione da parte dell’Italia. Proviamo ad occupare noi questo ruolo (che, come dimostra il Rapporto CENSIS trova il consenso della maggioranza degli Italiani) sia come Indipendenza sia costituendo un apposito COMITATO USCIRE DALL’UNIONE EUROPEA aperto a chiunque voglia starci. Questo non significa essere contro l’Europa: noi vogliamo indicare UN MODELLO ALTERNATIVO DI COOPERAZIONE EUROPEA che sia realmente virtuoso, ma questo non può che passare attraverso un azzeramento dell’attuale Unione Europea, o comunque attraverso un radicale negoziato per imporre a Bruxelles un totale cambiamento di rotta rispetto alle fallimentari logiche neo-liberiste a cui sono ispirati i Trattati. Peraltro su questa linea cl sono molti movimenti sovranisti europei, mentre i conservatori italiani continuano a rimanere pericolosamente indietro.
Insieme a questo dobbiamo LOTTARE PER I DIRITTI SOCIALI E DEL LAVORO UNITI A QUELLI IDENTITARI. Noi dobbiamo dimostrare che, soprattutto in Italia, per difendere questi diritti è necessario un maggiore intervento dello Stato e una più forte difesa degli interessi del popolo contro quelli della grande finanza e dei trust multinazionali, intervento che resta però incompatibile con la permanenza dentro l’Unione Europea. Non è semplice, perché sui temi sociali si rischia una confusione con l’astratta demagogia della sinistra, ma se si riesce a comunicare i principi del SOVRANISMO SOCIALE, cioè lo stretto legame che c’è tra sovranità, diritti identitari e diritti sociali, si può marcare la differenza. Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi del Movimento, NON POSSO NON PRESENTARVI LE MIE DIMISSIONI DA SEGRETARIO NAZIONALE: funzione che non posso certo assolvere nella condizione in cui mi trovo. Credo che sia opportuno che io sia sostituito da UN AMPIO ORGANO DI REGGENZA COORDINATO DAL PRESIDENTE ARLECHINO E DAL VICESEGRETARIO VICARIO TAGLIALATELA, in cui siano presenti gli attuali quattro vicesegretari, i componenti del Comitato di presidenza e alcuni dei Coordinatori regionali. Credo anche che sia positivo continuare la battaglia per la CANDIDATURA DI NICOLA COLOSIMO A ROMA, facendola crescere in mezzo al popolo per mettere in crisi i soliti giochi di palazzo della politica romana.
Cari militanti, questo è il momento di dimostrare che Indipendenza e il Sovranismo sociale possono avere un importante ruolo politico e sociale, al di là delle persone e delle cariche politiche. Conto su voi per continuare una lotta che vedo ancora più indispensabile di quanto mi appariva quando fondammo il nostro Movimento nel novembre del 2023.
Abbraccio forte ognuno di voi.
Gianni Alemanno