Il 1 febbraio di 8 anni fa, andava oltre la vita Pietro Golia, giornalista ed editore, stroncato da una patologia cardiaca, a soli 67 anni. Nato a Napoli, dopo aver guidato la federazione napoletana di Lotta di Popolo aveva fondato alla fine degli anni 70 il circolo culturale Controcorrente, libreria che divenne il punto di riferimento per migliaia di militanti e simpatizzanti della destra missina e poi del meridionalismo. Nel 1994 aveva fondato le edizioni Controcorrente che hanno pubblicato numerosi testi e saggi di Storia delle Due Sicilie, di economica, pubblicando prestigiosi autori come Solzenicyn ed Alain De Benoist, ideologo della nuova destra francese.
Aveva sempre rifiutato candidature politiche ed incarichi di potere, preferendo il terreno civico-culturale. E’ stato instancabile organizzatori di convegni culturali, presentazioni librarie e tavole rotonde in tutta Italia.
In sua memoria, alcuni anni fa, la Casa editrice La Nuova Controcorrente, guidata dal fratello Carmine, ha dato alle stampe un saggio intitolato Pietro Golia, una vita controcorrente. Un interessante saggio, di cui consiglio una attenta lettura, nel quale troverete scritti di Gennaro Sangiuliano, Marco Tarchi, Adolfo Morganti, Stefano Arcella, oltre ad un mio personale contributo.
Ho conosciuto Pietro Golia, all’inizio degli anni 90, quando ancora esistevano il pensiero forte e le ideologie. L’ho conosciuto in una veste squisitamente politica, in quanto leader della sezione San Giuseppe Porto dell’allora Movimento Sociale Italiano Destra nazionale insieme con Melina Cacace, combattiva consigliere comunale. Una sezione sita in zona Monteoliveto, a poche decine di metri dalla facoltà di Architettura, feudo incontrastato della sinistra radicale.
Una sezione composta per lo più da irregolari ed eretici, da una discreta componente giovanile, per lo più alla mia esperienza politica, forgiati da Pietro Golia al continuo e costante impegno politico, allo studio ed alla formazione politica. Tante erano le iniziative messe in campo come la presentazione di libri, il cineforum, i dibattiti, accompagnate da iniziative di piazza come i volantinaggi, i presidi, le massicce affissioni di manifesti. L’ho conosciuto e l’ho apprezzato di più nella veste di editore, frequentando la libreria Controcorrente, sita all’inizio dei Quartieri spagnoli, alla via Carlo De Cesare. Per diversi anni, ho frequentato questa libreria ed ho apprezzato i suoi consigli letterari. Agli inizi degli anni 90, poco dopo la caduta del Muro di Berlino e del comunismo, rimanendo comune in vita il muro di ipocrisie di quel regime, ho letto ed ho apprezzato un testo di Aldo Ferrari, la rinascita del nazionalismo russo. Per quanto concerne il tema dell’economia e della moneta, Pietro Golia fu tra i primi sostenitori delle tesi economiche di Giacinto Auriti. Il giurista, fondatore della scuola del diritto di Teramo, co-fondatore dell’Università di Chieti, sosteneva che l’emissione di moneta senza riserve e titoli di stato a garanzia per la realizzazione di opere pubbliche non creerebbe inflazione in quanto corrisposto da eguale aumento della ricchezza reale, e che le banche centrali ricaverebbero profitti indebiti dal signoraggio sulla carta moneta, dando origine, in questo modo, al debito pubblico.
L’ho apprezzato ancora di più nella veste di animatore di interessanti dibattiti, nella libreria Controcorrente come anche in altri contesti. Aveva una abilità a dividere i partecipanti in più fazioni, cercando di far uscire il nostro reale pensiero su qualunque argomento, ma era ancora più bravo ad unire i presenti, tirando, in maniera impeccabile, la somma finale. Pietro aveva una forza di volontà indomabile ed una “santa pazienza” specie con noi giovani frequentatori della libreria.
L’ho visto l’ultima volta il 28 ottobre del 2016. In quella giornata era prevista la presentazione del libro La lotta politica di Avanguardia Nazionale organizzata presso la sala del consiglio municipale del Vomero, con conclusioni affidate a Stefano Delle Chiaie. Pietro Golia era in sala, tra il pubblico. Aveva una cartellina con i suoi giornali ed era “armato” di carta e penna, pronto a prendere appunti, come i giornalisti di una volta. Dopo la presentazione del libro insieme ad Ugo Maria Tassinari, mio maestro di giornalismo scambiamo quattro chiacchiere con Pietro Golia. In veste di editore chiese a Ugo di vedersi quanto prima, per dare vita ad un libro sulla storia della “fascisteria” napoletana. Fu l’ultima volta che ci incontrammo. Poi quel maledetto 1 febbraio, intorno a mezzogiorno, Davide Scarinzi mi comunica la morte di Pietro Golia.
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