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Matteo Salvini ha scelto
Roberto Vannacci perché vale il 2%, in pratica la differenza fra la vita e la morte politica. Il problema è che, da buon militare, ora Vannacci fa 'l'embedded' e contribuisce al fatto che oggi non si sa più la Lega che partito sia". Lo spiega in un'intervista a La Stampa
Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia ed ex leghista di lungo corso, oggi promotore del Partito Popolare del Nord, che non fa sconti all'attuale segretario del Carroccio. Secondo l'ex ministro "Vannacci è solo l'ultimo capitolo di una storia che risale alla sciagurata estate del Papeete" ed ora il generale "è forte e farà valere la sua forza. Mi stupirei del contrario. Salvini resterà il leader, ma Vannacci sarà sempre più ingombrante". Castelli fa risalire tutto all'estate del Papeete quando la Lega governava con il M5S. "Cinque anni fa Salvini, ubriaco del successo clamoroso delle Europee, si è messo in testa che voleva fare il primo ministro - spiega -. Da allora non gli è importato più nulla del disegno politico. Ha annunciato che voleva i pieni poteri e ha trasformato la Lega da sindacato del Nord a partito nazionale di destra, perché per avere la maggioranza doveva raccogliere voti in tutto il Paese". "Ha rinunciato all'ideologia nordista della Lega per trasformarla in un partito di destra, ma quello spazio era già occupato da Giorgia Meloni",
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