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giovedì 13 aprile 2023

Sicilia, il fuoco fatuo della Lega



Doveva essere il grande contenitore dei moderati, ma qualcosa è andato storto. Così, per uno strano scherzo del destino, la Lega siciliana si ritrova nei panni del passacarte. Dopo aver ceduto la candidatura a sindaco di Palermo, che aveva allettato Francesco Scoma fino a farlo transitare nel Carroccio (da Italia Viva), e aver rinunciato a un’opportunità più unica che rara, cioè la nomination per il dopo-Musumeci (erano in lizza sia Nino Minardo che Alessandro Pagano), oggi i salviniani hanno dovuto mandare giù il boccone amaro di Catania. Dove non è bastata, per inciso, la presenza forte di altri due transfughi d’eccezione: Luca Sammartino e Valeria Sudano.
Collezionisti di voti ed ex renziani (ma anche di Pd, Udc e Articolo 4). Più che fare “due passi avanti”, come suggerisce la lettura postuma di Sudano, la Lega ha fatto tre passi indietro. Cedendo all’autorità di Fratelli d’Italia nonostante gli interventi a supporto del Comune etneo rivendicati da Salvini (a partire dal “Salva Catania”); subendo l’ostinazione di Raffaele Lombardo nel voler remare contro; e non riuscendo a rafforzare l’asse con Forza Italia, diventato più gracile all’indomani della fuoriuscita di Gianfranco Micciché.

Attorno al Carroccio hanno fatto terra bruciata, come scrive il collega Costantino Muscarà, in un interessante articolo pubblicato su buttanissima.it che potete leggere integralmente cliccando qui

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