di Raffaele Schiavone
39 settimane nove lunghi mesi, un lasso di tempo paragonabile ad un parto travagliato, 273 giorni di morte e distruzione in Ucraina. Giorni di sangue che potevano essere ridotti a più della metà se l’ UE non avesse proseguito -e continua in maniera imperterrita a proseguire- con la politica del supporto bellico a Kiev ad ogni costo, per compiacere e non recare dispiacere agli USA. La forza politica che ha preso più voti il 25 settembre, e che si vanta del titolo di “patriota” come se fosse un marchio registrato, non ha mai nascosto il proprio sostegno incondizionato alla NATO e quindi agli USA. In realtà , tale partito risulta in questo atto di fede incondizionato poco patriota, in quanto le insulse sanzioni economiche/commerciali contro la Russia colpiscono l’Europa intera e in particolare la nostra nazione a discapito di una sempre più opprimente ingerenza esterna -ma decisiva- degli Stati Uniti d’America. Per quanti decenni ancora l’Europa dev’essere soggiogata dalla volontà della NATO? organizzazione nata per “difendere” le nazioni membro, da chissà quale pericolo e invasioni extraterrestre, ma che nella fattispecie ha prevalentemente funzioni offensive come grimaldello isterico e armato degli USA. La via diplomatica del cassate il fuoco in Ucraina deve passare attraverso il NON invio di armi; sperare che Zelensky con il solo sostegno esterno degli USA e dell’UE possa sconfiggere la Russia è pura blasfemia, a meno che quel sostegno esterno non diventi sostegno organico; ciò comporterebbe ad una vera terza guerra mondiale con tutti i suoi effetti domino in campo di alleanze geopolitiche; basti pensare che nel mondo gli USA non godono di particolari simpatie come qui in Europa. In questi nove mesi l’UE ha mostrato tutte le sue fragilità e contraddizioni, la mancanza dell’esercito comune europeo mai come ora si fa sentire più che mai e l’esercito comune era sulla carta uno degli aspetti fondamentali dell’UE. A questo punto è lecito chiedersi se davvero l’UE così com’è stata impostata possa rappresentare un bene per ogni singola nazione del vecchio continente; perché della moneta comune finora sono stati più svantaggi che vantaggi, per non parlare di tutte quelle normative asfissianti che paralizzano e bloccano il potere decisionale delle nazioni. Sarebbe il caso di rivedere i pro e contro (per ora la bilancia è indirizzata più verso gli svantaggi che i vantaggi) e casomai tornare ad essere padroni dei propri destini, con il dispiacere di quelli che si definiscono strenui europeisti solo per lodare il trattato di Schengen come grande conquista. A costoro si può dire: meglio aspettare i dovuti controlli burocratici alle frontiere ed essere nuovamente padroni del proprio destino in campo economico e sociale. Ci vuole coraggio e buona volontà , basta prendere esempio dalla Brexit della “perfida Albione” loro durante la permanenza nell’UE hanno sempre mantenuto la propria moneta e nonostante ciò hanno deciso di non sottostare ai diktat di Bruxelles, mica sciocchi questi inglesi.
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