di Giuseppe Vattino
Una vittoria clamorosa, appunto, per il contesto in cui è maturata e che è una delle più dolorose per il segretario Enrico Letta perché ha un significato ideologico. Della vicenda se ne è parlato anche all’estero, The Guardian e Liberation ne hanno ricostruito la genesi cogliendo la dimensione filosofica e non solo politica. In prima fila a festeggiare la vittoria, oltre la Rauti, c’era la cognata Gabriella Alemanno e iconica è la foto di una grande torta tricolore. Il padre di Emanuele Fiano era Nedo, ebreo e deportato, mentre il padre di Isabella Rauti era Pino Rauti deputato, segretario del Movimento Sociale Italiano, giornalista ed intellettuale fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo, grande studioso del filosofo Julius Evola.
La vittoria dicevamo è particolarmente significativa perché Pino Rauti era un fautore proprio dello “sfondamento a sinistra” che si sarebbe concretizzato poi nella cosiddetta destra sociale. Dunque possiamo dire che la vittoria della figlia Isabella abbia in qualche modo rappresentato la prova provata di quanto preconizzato tanti anni fa. Vincere così clamorosamente in una zona storicamente rossa pone anche formidabili problemi al Partito democratico e alla polemica per cui non rappresenta più gli operai, i poveri, i diseredati ma è diventato quello che viene chiamato il “partito della ztl”, dei centri storici e dei ricchi.
Una contraddizione del resto evidente in città come Roma, dove il Pd resiste e vince solo ai Parioli, considerato il quartiere bene della capitale e perde tutte le periferie disagiate dove vince Fratelli d’Italia. Dal canto suo Fiano non ha preso bene la sconfitta perché ha sostanzialmente scaricato tutto sul suo partito ed alla domanda sul tracollo ha risposto: "Semplicemente il Pd non ha deciso che cosa dire alla società italiana di fronte a una crisi gravissima, a una trasformazione del mondo del lavoro. Così la gente che non arriva alla fine del mese ha scelto come interlocutori Meloni o i Cinque stelle".
La risposta di Fiano conferma pienamente le considerazioni fatte sul Pd in generale ma una domanda sorge naturale: Fiano non fa forse parte del Pd? Perché se sposa l’analisi corretta della perdita di identità del suo partito “che non sa più parlare al popolo” non ha mai contestato dall’interno la deriva? O forse riteneva che dopo ben 16 anni di permanenza in Parlamento si fosse ritagliato un seggio fisso a lui dedicato? Nel tracollo generale della sinistra Fiano ci ha messo molto di suo ed ora si iscrive al comodo club degli scontenti del giorno dopo, contestatore tardivo del suo segretario che però andava benissimo quando lo ha riproposto l’ennesima volta ad un elettorato stanco e disilluso. Dal canto suo Isabella Rauti ha così commentato la vittoria in una intervista a Il Giornale:
“Da parte di Fiano c’è stato un tentativo di personalizzare lo scontro. Sono state dette e scritte cose offensive su di me e sulla mia famiglia e inesatte. Io penso che se uno vuole tirare in ballo il passato e le storie famigliari allora le deve raccontare per intero. Di mio padre si sarebbe dovuto anche dire che è stato un parlamentare nazionale ed europeo, un intellettuale, un segretario di partito, non un extra parlamentare. È sempre stato assolto dalle accuse. Verità vorrebbe che venisse raccontata la storia per intero". E poi una conclusione nobile che svelenisce il clima: "Fuori dal momento elettorale sono disponibile a un confronto su passato, presente e futuro". Fiano accetterà finalmente un confronto sul merito e sulla Storia oppure scapperà lui dopo la débâcle?
Fonte Affari Italiani
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