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lunedì 10 ottobre 2022

I consigli di Schiavone ai Fratelli d'Italia: la fiamma va alimentata e non spenta

       


                    

                          

di Raffaele Schiavone 

            Arthur Schopenhauer era solito affermare: «LA VITA UMANA È COME UN PENDOLO CHE OSCILLA INCESSANTEMENTE TRA DOLORE E NOIA, PASSANDO ATTRAVERSO L’INTERVALLO FUGACE, E PER DI PIÙ ILLUSORIO, DEL PIACERE E DELLA GIOIA».

Questo è lo stato d’animo comune a diversi militanti (storici e non) di FdI i quali, nonostante la spumeggiante vittoria elettorale di 15 giorni fa, si sentono smarriti e confusi da equivoche affermazioni da parte di alcuni esponenti di primo piano del partito.


L’ultima gaffe, se così vogliamo apostrofarla, in ordine cronologico è di ieri pomeriggio durante il programma “mezz’ora in più” di Lucia Annunziata su RAI3. Adolfo Urso presidente del Copasir e autorevole esponente di FdI riposiziona il partito con la gloriosa fiamma tricolore sul tema dell’antifascismo con una secca esclamazione: ” il 25 aprile è la data storica in cui gli italiani hanno ritrovato la libertà!”, una stoccata minuziosa e chirurgica da far invidia persino all’ANPI.


Eppure alla scorse elezioni europee del 2019, parliamo poco più di tre anni anni fa, FdI candidò l’illustre stotrico Gianfranco Stella il quale venne presentato da FdI in varie manifestazioni con lo scopo di dimostare che in realtà il 25 aprile fu essenzialmente una vera e propria mattanza caratterizzata da un notevole e raccapricciante fiume di “sangue dei vinti”, con questa espressione il celebre e autorevole giornalista Gianpaolo Pansa, il quale non era certo un fascista e/o simpatizzante della destra sociale, intitolò una delle sue numerose opere d’inchiesta sul tema.


La triste e infelice parabola discendente del fu -politicamente parlando- Gianfranco Fini dovrebbe essere da monito. Il Gianfranco nazionale inebriato dai soddisfacenti consensi elettorali della seconda parte degli anni 2000 e soprattutto catturato dal canto soave e non del tutto disinteressato delle sirene dell’intellighenzia italiana radical chic (con il fine di colpire l’allora nemico pubblico numero uno di tutta la sinistra e il centrosinistra di quel tempo ossia Silvio Berlusconi), iniziò un costante processo di allontanamento da parte di AN su valori che fino ad allora erano copyright della destra sociale della prima Repubblica.


Il risultato finale di quella operazione fallimentare è ancora sotto gli occhi di tutti; a questo punto è lecito chiedersi se Gianni Alemanno e Francesco Storace non avessero ragione riguardo a giudizi severi su alcune posizioni di FdI frutto di uno spropositato e immotivato allineamento moderato, come l’eccesivo filoatlantismo a discapito di una terza posizione. Ad ogni modo staremo a vedere cosa succederà nelle prossime settimane e nei mesi a venire.



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