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lunedì 10 ottobre 2022

Conte critica Meloni: "E' già parte dell'establishment e ha il consenso di Washington"



Giuseppe Conte, in un’intervista a El Pais, ha attaccato la linea fintamente anti sistema di Giorgia Meloni, descrivendo una leader molto vicina ai poteri finanziari e alle posizioni di Washington. Aspirando a governare, Giorgia Meloni, ha avuto la «debolezza» di avvicinarsi alle istituzioni finanziarie, a Mario Draghi e al resto dell’establishment e a livello internazionale, cercando di mostrarsi «assolutamente obbediente alla linea di Washington».


«Meloni si scontrerà con questa contraddizione». A livello europeo dovrà decidere «se separarsi dai suoi amici polacchi, Orban e Vox, misurandosi con un asse politico centrale. Sarà difficile», ha aggiunto Conte. Per il leader del M5s, se si continuerà a seguire l’agenda Draghi, Giorgia Meloni «non avrà molti margini di manovra» che devono essere «creati».
«A livello europeo si può fare solo se si lavora per un negoziato di pace che metta fine alla guerra, che è una delle cause della recessione che incombe sull’Europa. A livello nazionale, questo governo, ad esempio, non ha tassato gli extra-profitti delle compagnie energetiche».
«Se Meloni continua a strizzare l’occhio a Orbán, l’Italia sarà marginale in Europa. Nel periodo in cui sono stato primo ministro avevamo un’alleanza strategica con la Spagna. E spero che continui così. Ma ho visto che con Draghi non c’era molta attenzione. Con quel nuovo asse abbiamo ottenuto grandi risultati in Europa, aveva visione politica, capacità di intervento e di azione. Se Meloni continua a strizzare l’occhio agli amici polacchi e ungheresi, l’Italia avrà un ruolo molto marginale in Europa. E questo mi preoccupa molto».
Ad una domanda su un eventuale «prossimo governo di estrema destra» Conte osserva: «Sono stato molto chiaro quando c’è stato un tentativo del PD di trasformare la campagna in uno scontro esclusivamente ideologico. È un errore, non puoi andare in giro a distribuire brevetti di legittimità democratica. Sono forze politiche, soprattutto Fratelli d’Italia, che da anni sono rappresentate in Parlamento e non propongono contenuti programmatici o ideologie esplicitamente neofasciste».
Guardando però «da una prospettiva europea», «nelle ultime settimane c’è stato un fattore nuovo: il voto al Parlamento europeo contro il sistema politico ungherese del primo ministro Viktor Orbán. E quando ho visto che i Fratelli d’Italia e la Lega hanno votato a favore di proteggerlo, mi sono detto: se quelle riforme si devono applicare qui, questi partiti non sono adatti a governare l’Italia. Per una questione di merito, per quel voto. Non per una questione ideologica. E questo è un problema serio».


Fonte Globalist

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