Guido Crosetto si è finalmente laureato, in storia, e quindi fa lezioni di parallelismo tra mafia e saluti romani. Non siamo impazziti noi, ma probabilmente lui: “Sugli esponenti di FdI che ancora salutano romanamente, il giudizio di Crosetto è molto duro: Chi si alza con il braccio teso è come il mafioso che ti trovi nelle liste. Magari hai fatto di tutto, ma te lo ritrovi”. Lo leggiamo sul Secolo d’Italia, che davvero non può essere tacciato di deformare il pensiero di uno storico come lui.
Che Giorgia Meloni sia brava, non lo discute più nessuno. Ha saputo guidare un’impresa che pareva impossibile, arrivando a livelli di consenso inimmaginabili. La leader di Fdi ha iniziato anche un percorso di uscita dagli schemi del passato, definendo “anacronistici” i saluti romani, ma non era arrivata mai a definirli come Crosetto qualcosa di simile a Cosa Nostra.
Mafia e saluti romani stessa cosa per Crosetto
Crosetto ha sbagliato gravemente, perché insulti del genere sono davvero pessimi. Ingiusti. Ignoranti. Solo da brutte persone ci potremmo aspettare cose del genere. Chissà se nei suoi testi di storia, si è mai imbattuto nel prefetto Mori, quello a cui si associa il territorio di Gangi. Era infestato dai mafiosi, se li fece consegnare dalla popolazione chiudendo i rubinetti dell’acqua. Vero? Falso? Ci si sono cimentati in molti nel racconto, ma era lotta alla mafia, come scrive il collega Francesco Storace sulle pagine di 7 colli in un interessante articolo che potete leggere integralmente cliccando qui
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