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domenica 1 maggio 2022

La crisi di identità della Lega in Bergamasca: molti militanti sfiduciati e le sezioni chiudono




L’arretramento nei sondaggi è l’ultimo dei problemi. In realtà la Lega a trazione salviniana, a livello nazionale e locale, ha ben altri guai. Lo sanno bene i militanti. Lo sanno, a maggior ragione, i vertici. Nonostante la tendenza a mostrarsi granitico, è innegabile che il partito stia attraversando un momento difficile della sua storia. Che paradossalmente segue quello della maggiore espansione. Una variazione repentina, fin troppo. Che ha portato la Lega di Salvini dal 4 al 40 per cento in pochi anni. E dal 40 al 16 in altrettanti.

Il Carroccio vive una complicata fase di transizione. Di passaggio. Con la certezza di quello che era e i mille dubbi su quello che sarà. Non è tanto una questione di leadership (sebbene a Salvini vengano imputati errori marchiani come quello di aver fatto saltare il governo gialloverde ed essersi fatto “infinocchiare” da Renzi) quanto piuttosto di politica e struttura. Le ondivaghe posizioni dal partito di “lotta e di governo” hanno confuso l’elettorato. E minato alla base la chiarezza identitaria che ha sempre contraddistinto la Lega. Il leghista tipo non sottilizzava più di
tanto, non era avvezzo ai sofismi del palazzo. Sapeva chi era e cosa voleva. Punto.

Ora, non più. Persino i militanti e i fedelissimi faticano a dire cosa sia la Lega di Salvini oggi. E quale sarà la sua linea politica di qui a venire, già solo domani. E lo stesso vale per l’elettorato, completamente disorientato. Non è un caso che la Meloni e FdI - leader e partito con posizioni chiare e poco avvezze ai compromessi -, abbiano fatto presa sui ceti popolari e stiano erodendo consensi. Soprattutto al Sud.
L’operazione di ampliamento della Lega verso il Meridione, è sotto gli occhi di tutti, non ha portato i frutti sperati. Il progetto della Lega nazionale, dopo gli iniziali entusiasmi, si è scontrato con realtà territoriali che funzionano con logiche molto diverse, atipiche, rispetto a quelle da cui la Lega proviene. Chiedere ai vari commissari, per conferma: dalla Toscana in giù, Alberto da Giussano non tocca palla. E c’è già chi si aspetta un forte ridimensionamento, anche in termini elettorali, al prossimo passaggio nazionale come sostiene il collega Wainer Preda in un interessante articolo pubblicato su PrimaBergamo.it che potete leggere integralmente cliccando qui 

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