«Abbiamo desalvinizzato la festa della Lega, perchè in questa città per chi semina odio e razzismo non c'è spazio. Ieri sera Matteo Salvini ha tentato di potare nella nostra città il germe del razzismo e noi da bravi anticorpi siamo arrivati per disinfettare tutto. Nessuno spazio ai leghisti, nessuno spazio ai razzisti».
In questo modo il centro sociale Django aveva salutato l'intervento con cui, il 20 ottobre 2017,alcuni attivisti hanno realizzato un blitz alla festa organizzata dalla Lega Nord nella zona del mercato ortofrutticolo di Treviso. accendendo tra l'altro alcuni fumogeni. Ieri per sette antagonisti trevigiani è iniziato il processo con l'accusa di incendio.
Mancavano pochi minuti allo scoccare delle tre di pomeriggio quando un gruppo composto da una ventina di attivisti del centro sociale Django di Treviso, si è presentato all'ingresso della festa organizzata dalla Lega Nord. Vestiti con tute da imbianchini, muniti di fumogeni colorati, volantini contro Matteo Salvini e diverse confezioni di sale grosso, i sette avrebbero cercato subito di entrare nel capannone principale della festa leghista dove, in serata, era atteso l'intervento del Governatore Luca Zaia. Sul posto, al momento dell'improvvisa irruzione, erano presenti sia Dimitri Coin (allora segretario provinciale della Lega Nord) che Roberto Loschi (tra i principali organizzatori dell'evento leghista a Treviso). I due dirigenti del movimento politico guidato da Matteo Salvini hanno provato a fermare i giovani antagonisti, ma uno di loro è riuscito a intrufolarsi nella struttura e a rubare una bandiera della manifestazione, dandosi poi alla fuga. Mentre ciò accadeva, gli altri manifestanti cospargevano il terreno con del sale grosso e gettavano a terra decine di volantini contro la Lega Nord e il segretario Salvini. Un blitz durato 10 minuti.
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