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martedì 8 febbraio 2022

Filippo Rossi (Buona Destra), Giorgia Meloni nel ghetto.


Il ghetto è una galera psicologica che prescinde dai numeri. Si può stare nel ghetto anche con il 20 per cento, anche con il trenta. E la posizione ideale per Giorgia Meloni è proprio quella: un ghetto che si sta costruendo da sola, dichiarazione dopo dichiarazione, decisione dopo decisione. Perché il ghetto politico è fatto di un mix immondo di pensiero forte e dogmatismo identitario. Si chiude nel ghetto una destra che taglia fuori tutti gli altri, che li ritiene nemici. Si chiude nel ghetto una destra che pretende di dettare la linea sempre e comunque. E si chiude nel ghetto una destra che vuole per forza vincere tutto anche se non ha i numeri, una destra che, giusto per fare un esempio recente, si rifiuta di portare Pierferdinando Casini al Quirinale in quanto “traditore”. Una destra che gode nello stare all’opposizione. Sta nel ghetto una destra estrema in tutto, ma che pretende che il mondo le dia ragione sempre. Che vomita odio ma vuole rispetto.

Il ghetto? È pretendere (sì, pretendere) che le altre destre possibili si debbano per forza alleare con i nipotini italici di Orban e famiglia. Ed è continuare a declinare la propria azione politica in base alla categorie impolitiche della fedeltà e del tradimento. Ghetto è definire inciucio qualsiasi alleanza che non sia con te. Ghetto è totalitarismo interiore. Ghetto è declinare una cultura politica fatta di pane e opposizione, di totale mancanza di senso di responsabilità. Non puoi non stare nel ghetto se urli ai quattro venti il tuo antieuropeismo, anche se è evidente che ci si può salvare solo combattendo insieme per una nuova sovranità europea. E non puoi non stare nel ghetto quando rincorri ossessivamente le fascinazioni antiscientifiche dei novax.

Cosa è il ghetto? Sparare contro tutto e tutti: contro l’Europa, contro Draghi, contro il Palazzo, contro chiunque non la pensi come te. E poi è la caccia alle occasioni: prendersela con il greenpass, con le mascherine, con il lockdown. Ghetto è mettersi sempre dall’altra parte. E mettersi sempre dalla parte degli eterni arrabbiati, come scrive il collega Filippo Rossi sulle pagine virtuali dell'Huffington, in un interessante articolo che potete leggere integralmente cliccando qui .


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