Giorgia Meloni? Credere, obbedire e…mentire. Ovvero, la politica come eterna presa in giro. C’è un’affermazione nella lunghissima intervista che il Corriere della Sera ha fatto oggi alla leader di Fratelli Italia, che dimostra quanto la cifra stilistica della destra populista sia la pervicace costruzione di verità parallele da dare in pasto ai proprio adepti. E peggio, agli italiani. Il modello è (e continua ad essere) quello di una setta di duri e puri che credono senza discutere a ogni parola d’ordine del capo di turno. Ecco la frase in questione. Testuale. “In tutte le grandi democrazie - scandisce la Meloni - c'è un partito conservatore e uno progressista, in cui ci sono esponenti che vanno da un estremo all'altro dello schieramento. Quello che negli altri Paesi non esiste è un centro trasformista, che può formarsi col proporzionale, spregiudicato e pronto a stare ovunque dove si governa…”.
Ecco, dopo aver letto e riletto questa affermazione ci sono solo due opzioni da poter prendere in considerazione. O la Meloni crede davvero a quello che dice, e allora dovrebbe fare un bel ripassone dei sistemi politici europei, oppure la sua malafede propagandistica raggiunge vette inarrivabili.
Certo, si può ben capire il terrore di Giorgia Meloni di fronte alla concretissima possibilità che, finalmente, il sistema democratico italiano possa mettere un qualche argine alle ali estreme con lo strumento di una legge proporzionale, capace di toglierle il potere di ricatto che il bipolarismo le ha immeritatamente consegnato. La paura è legittima. Ma la menzogna no. E che Giorgia Meloni abbia il terrore, di fronte all’ipotesi lanciata su queste pagine da Mattia Feltri, è evidente: “Si usi questo ultimo anno di legislatura per ritornare a una legge elettorale proporzionale, intanto per immunizzarsi dagli effetti più tragici che comici della sventatissima riduzione dei parlamentari, col rischio di consegnare a uno schieramento una maggioranza tale che da solo possa modificarsi la Costituzione, e poi per consentire – come in Germania – coalizioni di governo ibride, oltre le nostalgie da Muro di Berlino di progressisti e conservatori: da una parte chi sta nelle istituzioni, dall’altra i saltimbanchi del populismo e del sovranismo”.
Se la paura di Giorgia è quella del saltimbanco che rischia di venire cacciato dal salotto buono delle istituzioni, questo non può però giustificare le sue menzogne.
Certo, si può ben capire il terrore di Giorgia Meloni di fronte alla concretissima possibilità che, finalmente, il sistema democratico italiano possa mettere un qualche argine alle ali estreme con lo strumento di una legge proporzionale, capace di toglierle il potere di ricatto che il bipolarismo le ha immeritatamente consegnato. La paura è legittima. Ma la menzogna no. E che Giorgia Meloni abbia il terrore, di fronte all’ipotesi lanciata su queste pagine da Mattia Feltri, è evidente: “Si usi questo ultimo anno di legislatura per ritornare a una legge elettorale proporzionale, intanto per immunizzarsi dagli effetti più tragici che comici della sventatissima riduzione dei parlamentari, col rischio di consegnare a uno schieramento una maggioranza tale che da solo possa modificarsi la Costituzione, e poi per consentire – come in Germania – coalizioni di governo ibride, oltre le nostalgie da Muro di Berlino di progressisti e conservatori: da una parte chi sta nelle istituzioni, dall’altra i saltimbanchi del populismo e del sovranismo”.
Se la paura di Giorgia è quella del saltimbanco che rischia di venire cacciato dal salotto buono delle istituzioni, questo non può però giustificare le sue menzogne.
Affermare che in tutte le democrazie ci sono due partiti, conservatore e progressista, schierati l’un contro l’altro armati è semplicemente una cosa non vera come scrive il collega Filippo Rossi, leader di Buona Destra in un interessante articolo che potete leggere integralmente cliccando qui
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