Moni Ovadia torna a leggere la situazione politica contemporanea, focalizzandosi sulla credibilità di Giorgia Meloni e su quello che è accaduto a Silvio Berlusconi durante la crisi dell'ultimo governo presieduto dal fondatore di Forza Italia. Lo scrittore, che continua a dirsi comunista, riflette sul futuro istituzionale del leader di Fratelli d'Italia. Il tema, per Ovadia, sembra essere soprattutto quello di una svolta che l'ex ministro della Gioventù dovrebbe operare per poter essere presa in considerazione sul serio. E questo potrebbe valere sia per la premiership sia comunque per incarichi di carattere esecutivo. Ma la bravura e la sincerità della Meloni non sono in discussione. L'attore e scrittore italiano ha parlato di questi argomenti un'intervista rilasciata a La Stampa.
Insomma, il leader di Fdi, per Ovadia, dovrebbe operare una svolta liberale a tutto tondo, abbandonando quello che viene persino definito "liquame", sulla scia del tatcherismo o comunque di un sistema di valori che contenga l'antifascismo. Il rischio, per Ovadia, è che la Meloni venga politicamente aggredita com'è accaduto a Silvio Berlusconi ai tempi del rialzo dello spread. Una rappresaglia che per Ovadia è partita dall'Unione europea o comunque dai grandi potentati. Quella tramite cui Berlusconi sarebbe stato estromesso all'epoca. Era la fine del 2011.
Il piano del ragionamento si sposta sul contesto europeo, dove Giorgia Meloni potrebbe per Ovadia essere respinta a prescindere: "Se anche Meloni andasse al governo - ha proseguito - , con questa banda di nanetti dove vuole andare? Tempo sei mesi e i potentati economici che guidano l'Europa, troverebbero modo di sbarazzarsene. Così come fecero con Silvio Berlusconi. In Italia abbiamo bisogno di una grande destra liberale". Eccolo il richiamo ad una rivoluzione ideale, per così dire, che sposti l'asse di Fdi verso il liberalismo, abbandonando per conseguenza le velleità sovraniste. E "banda di nanetti" potrebbe essere indirizzato alla classe dirigente di Fdi che Ovadia, con tutta evidenza, non ritiene all'altezza del compito.
Toni diversi, invece, quelli riservati a Matteo Salvini: "A me ricorda certi amici del bar dello sport, quelli delle chiacchiere generiche. Se io fossi il papà di Matteo, mi preoccuperei per lui: se per caso lo cacciano dalla politica, che mestiere fa?
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