Catello Maresca nome della sinistra. Cosi titolava il 25 maggio 2020 il Quotidiano del Sud l'altra voce della città edizione di Salerno diretto dal collega Andrea Manzi.
Mancavano pochi mesi alle regionali, vinte nel più facile dei modi, con distacco abissale sugli avversari da Vincenzo De Luca, eretico del Partito Democratico e già si parlava di una discesa in campo di Catello Maresca come candidato di sinistra alternativo al governatore uscente. Una candidatura che avrebbe trovato ampi consensi nel variegato mondo del progressismo campano e dei moderati rimasti senza guida autorevole, oltre che il gradimento di Mara Carfagna sul suo nome quale governatore del centro destra godendo del silenzio assenso di Lega e Fratelli d'Italia. E' trascorso un anno. Ci sono state le elezioni regionali concluse con una umiliante sconfitta per la coalizione di centro destra riuscita nell'impresa di giungere terza nella città di Napoli superata anche dal Movimento Cinque Stelle. Le ragioni vere di questa debacle non sono state comprese dai massimi dirigenti dei 3 partiti che compongono il centro destra, che sondaggi alla mano è maggioranza nel paese, ma non in Campania.
Una coalizione senza una adeguata classe dirigente, priva di candidati autorevoli alla carica di sindaco della terza città d'Italia costretta a sostenere la candidatura di Maresca, uomo di sinistra, a primo cittadino di Napoli.
Un centro destra incoerente con la sua storia e cultura garantista che presenta una proposta di legge in virtù della quale i magistrati non possono essere candidati per l'elezione a carica di sindaco se nei cinque anni precedenti all'accettazione della candidatura hanno prestato servizio sul territorio della provincia in cui è compreso il comune e poi sostiene come cabdidato sindaco l'attuale sostituto procuratore generale di Napoli da pochi giorni in aspettativa.
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