A Poggiomarino, comune di 22 mila abitanti della città metropolitana di Napoli, il 25 aprile una delegazione di dirigenti locali e militanti di Fratelli d'Italia ha reso onore, con il tradizionale minuto di silenzio, ai partigiani che hanno combattuto per la liberazione della nostra patria.
Una notizia di cronaca locale che non poteva non destare curiosità e provocare polemiche nel variegato mondo della destra.
Una notizia che è stata letta da più di 3 mila persone ( un record per un blog da 80-90 mila visualizzazioni al mese) che ha scatenato dibattito. Infatti sono per la precisione 25 le mail che ho ricevuto sulla questione Poggiomarino giunta da elettori, militanti e simpatizzanti di Fratelli d'Italia che giudicano, come contro natura rispetto alla propria storia politica, la scelta dei dirigenti locali di rendere onore ai partigiani.
Ho scelto di pubblicarne solo una di queste lettere, dopo aver ringraziato gli autori degli altri scritti rispondendo alle loro mail, ed ho scelto quella inviatami da Antonio Caporaso, giornalista de Il Quotidiano del Sannio ed elettore di Fratelli d'Italia.
Poggiomarino, l'omaggio di Fratelli d'Italia ai partigiani calpesta una storia ed una Idea
di Antonio Caporaso
Quando sono venuto a conoscenza dei fatti gravissimi di Poggiomarino, con un gruppo di militanti di Fratelli d'Italia che hanno reso onore ai partigiani caduti nella guerra civile del 43/45 non ho esitato a prendere carta e penna e scrivere tutta la mia rabbia e delusione. Questo non prima di aver criticato apertamente l'accaduto sulla pagina Facebook ufficiale della sezione di Fratelli d'Italia di Poggiomarino. Ma ho constatato che la vergogna di questi signori non ha mai fine. Infatti hanno costantemente cancellato i miei commenti invece di innescare un serio e costruttivo contraddittorio. Forse timorosi che avrei incassato tantissimi like dalla comunità militante che da più parti d'Italia sta criticando quanto accaduto. Ai signori che onorando i partigiani hanno vilipeso la nostra storia e i nostri caduti, quelli che combattevano dalla parte giusta, quella del Tricolore rialzato dal fango del tradimento dell'otto settembre voglio ricordare che la "pacificazione" non si ha inginocchiandosi di fronte all'avversario e riconoscendogli di aver combattuto per la Patria. Questo atteggiamento è semplicemente vile e vergognoso perché calpesta una Idea, una storia e centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi che per quella idea hanno dato la propria vita. A Poggiomarino hanno compiuto il più assordo ed imbarazzante gesto, che nemmeno Gianfranco Fini si era permesso di compiere, quello di sventolare una bandiera nella quale è incastonata una Fiamma Tricolore di fronte ad un monumento tracotante di odio partigiano. Forse questi signori dimenticano, o non sanno, cosa rappresenta quella Fiamma. È la Sacra ed immutata continuazione ideale di chi è morto a Salò nella difesa del Fascismo e dell'onore, contro l'invasore Anglo-Americano e soprattutto contro quegli italiani che avevano tradito la Patria il 25 luglio del 1943. A lor signori voglio ricordare una frase emblematica di Giorgio Almirante: "La vita come sofferenza illuminata d`amore e accesa di speranza, ecco ragazzi il Movimento Sociale Italiano, i valori, le tradizioni, i ricordi, che mi rifiuto di ammainare perché sono la bandiera della mia vita, ma quella bandiera alta sulle speranze dei giovani, sulle volontà degli anziani e anche soprattutto sul dolore, sulla sofferenza del popolo del quale noi siamo i soli possibili medici e fratelli". Domenica hanno semplicemente e tristemente rinnegato il mondo a cui dicevano di appartenere. Tutto questo mentre a pochi chilometri di distanza, a Castellammare di Stabia gruppo di militanti di Fratelli d'Italia e la stessa amministrazione comunale con coraggio rendeva onore a un caduto di Salò, il bersagliere Alessandro Roberto Finamore ucciso barbaramente a soli 19 anni dalla Brigata Partigiana IV Apuana. La sua testa, mozzata, impalata ed esposta, fu rinvenuta dalla madre il 25 Aprile del '45. Ai presunti post-missini di Poggiomarino dico solo di studiare la storia, non quella scritta e romanzata dai vincitori, ma quella reale e rendersi conto di quanto sono stati degli emeriti ignoranti.
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