Pochi mesi fa, il senatore calabrese Matteo Salvini, leader della Lega, formazione di opposizione al governo gialloverde del premier Conte si schierava apertamente dalla parte dei ristoratori contro i DPCM dell'avvocato del popolo e del ministro della salute Speranza definendo i lock-down inutili alla limitazione dei contagi ed utili a minare la sopravvivenza di numerose attività economiche.
Con la crisi del governo giallorosso del premier Conte e la nascita del governo dei migliori del premier Mario Draghi la Lega ha cambiato clamorosamente opinione e si è schierata, senza se e senza ma, con il partito sostenitore dei lock-down. Anche in Calabria, la Lega che esprime il Presidente facente funzioni, Nino Spirlì, dopo la morte del presidente Jole Santelli, si è schierata a favore delle chiusura, prorogando la zona rossa fino al 21 aprile.
Una decisione che non ha trovato il gradimento dei ristoratori calabresi che elenca le promesse mancate dai governi Conte e Draghi, cominciando dal Decreto ristori, parzialmente partorito dal precedente governo giallorosso e messo in campo dal governo Draghi. Una misura ritenuta degna di un requiem di mozartiana memoria. Con il ritorno del virus, che con il suo dilagare costringe l'Italia a colorarsi di rosso o arancione e la Calabria cadere nel baratro più profondo con un rosso cupo che con una sanità a pezzi ed una organizzazione elefantiaca della campagna vaccinale non lascia intravedere alcun spiraglio di luce.
Con buona pace degli slogan elettorale del presidente facente funzioni Spirlì e di Matteo Salvini la situazione è da "Io speriamo che me la cavo"
Nessun commento:
Posta un commento