Una lettera sconvolgente a tratti allucinante quella che il commissario calabrese della Lega, Giacomo Francesco Saccomanno, ha inviato nei giorni scorsi ai referenti provinciali del partito ai quali è stato vietato di parlare con la stampa.
La lettera rappresenta una sorta di vademecum in cui Saccomanno spiega quali siano i comportamenti che, suo avviso, deve tenere il perfetto leghista nella nostra regione. A partire dalle “condotte assolutamente vietate”, come quella di “comunicare ai giornali e ad i media eventuali insofferenze o altre notizie che possano nuocere al partito”. L’attacco alla stampa, inoltre, fa il paio con altre direttive dal sapore autoritario. Come per esempio il divieto di “commentare negativamente, si legge nella lettera del commissario, azioni o provvedimenti assunti dagli organi del partito o da rappresentanti dello stesso nelle istituzioni”. Le parole di Saccomanno ci fanni tornare indietro nel tempo, sembrano scritte da un dirigente del Partito comunista sovietico negli anni settanta, dove qualsiasi forma di dissenso al volere del partito era vietato.
Una premessa e' d'obbligo: dirigenti, militanti, iscritti alla Lega sono liberi di accettare l'incredbile diktat del loro commissario regionale, ma noi giornalisti no.. Per rispetto dei nostri lettori, che sono i nostri padroni, per rispetto del nostro lavoro. Se nella Lega in Calabria non conoscono o non ricordano il contenuto dell'articolo 21 della Costituzione i giornalisti lo ricordano bene. Perciò, in qualità di giornalista pubblicista, direttore di questo blog, di concerto con i collaboratori calabresi invito il commissario regionale a ritirare quella parte della lettera in cui si fa addirittura divieto ad iscritti e dirigenti del movimento politico guidato da Matteo Salvini a parlare con i giornalisti. Per consentire ai nostri lettori calabresi, di conoscere per deliberare, continueremo a interloquire con dirigenti e militanti calabresi della Lega.
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