Il collega Mario Landolfi, ex ministro delle Comunicazioni, uno degli ex colonnelli di Gianfranco Fini, la dice così, senza peli sulla lingua : "oggi è come una guerra e ci sarà chi l'ha combattuta e chi no. Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia devono combatterla. Non appoggiare Draghi è un suicidio politico, è portare i voti nel frigo".
In Alleanza Nazionale, la destra di governo che fu, erede del Movimento Sociale Italiano, oggi sparpagliata in vari rivoli, esiste un certo malumore per il no di Meloni a Draghi. Al punto che un gruppo di 24 ex An, che si riconoscono nell'associazione Rifare Italia - e capitanati dalla consigliera regionale lombarda ex Fdl, Viviana Beccalossi - ha inviato una lettera-appello a Meloni perché ci ripensi.
Nella lettera dell'associazione "Rifare Italia"- nata su iniziativa tra gli altri di Landolfi per il no al referendum sul taglio dei parlamentari - è scritto: "Ventisette anni fa nasceva la destra di governo". Era il marzo del 1994 (nel gennaio ci sarebbe stato il congresso di Fiuggi) e per la prima volta compare il simbolo Msi-An.
Quindi "ventisette anni dopo sarebbe irragionevole assistere alla regressione di quella svolta storica astenendosi o addirittura negando la fiducia al costituendo governo guidato da Mario Draghi. Tanto più se si considera che allo stesso è affidata l'imponente missione di ricostruire una nazione funestata dalla pandemia e dalla crisi economica". La strada da imboccare è un'altra per gli ex Alleanza Nazionale, che ricordano a Meloni l'eredità che Fratelli d'Italia non deve dimenticare. "Ostinarsi a invocare elezioni anticipate in un contesto come quello appena tratteggiato rischia di apparire come una fuga dalle responsabilità. Un atteggiamento che mal s'attaglierebbe a chi dice di avere il patriottismo nel proprio Dna politico-culturale. Per questo ci ostiniamo a ritenere non ancora definitivo l'annunciato no o la ventilata o la ventilata astensione di Fdl al governo Draghi. Ritirarsi sotto la tenda e di lì abbaiare alla luna equivarrebbe a un suicidio culturale, morale e politico. Un atteggiamento che gli italiani di oggi non capirebbero e che quelli di domani non mancherebbero di condannare".
Gli ex An avvertono che "l'utilizzo di ingenti risorse europee richiederanno un forte processo di riforme e di innovazione. Da cui la destra non può escludersi, affinché tutto avvenga finalmente fuori dalle logiche clientelari che hanno caratterizzato il precedente esecutivo. In questo caso il tentativo affidato a Draghi è autenticamente patriottico: chiunque vi parteciperà, contribuendo al suo successo, avrà dato prova concreta di riuscire ad anteporre la nazione alla fazione". Ed ecco le firme, molti ex parlamentari della destra come Giorgio Bornacin, Antonio Cilento, Massimo Corsaro, Giovanni Collino, Nicola Cristaldi e poi Fabio Chiosi, Andrea Fluttero, Gennaro Malgeri, Lucio Marengo, Matteo Masiello, Giuseppe Menardi, Leo Merola, Riccardo Migliori, Giovanni Miozzi, l'ex presidente della Provincia di Roma Silvano Moffa, Sabino Morano, Franco Nappi, Rosario Polizzi, Cosimo Proietti, Daniele Toto, Vincenzo Zaccheo, Marco Zacchera.
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