Non ci sono parole. Quel sì di Renata Polverini al governo di Giuseppe Conte ci ha gelato il sangue. Quella che è stata l’ultima presidente del centrodestra alla regione Lazio ha varcato il Rubicone e nemmeno ce n’era bisogno, perché la maggioranza aveva a Montecitorio i voti ce li aveva di suo.
Certo, da tempo si parlava degli ondeggiamenti della Polverini, delle sue difficoltà a restare nella coalizione in cui è stata eletta anche in Parlamento. Ma il voto ad un governo moribondo rappresenta una vergogna oggettiva.
Perché è il governo che non ha saputo gestire la pandemia con quel carico di ottantamila morti. Non ha saputo aiutare quelle categorie costrette alla chiusura con ristori minimi. Non ha aiutato gli studenti e le loro famiglie a trovare una scuola in sicurezza.
A tutto questo, Renata Polverini ha girato le spalle. Come se quel popolo che incorona chi si candida non debba contare mai nulla. È davvero un peccato, soprattutto per chi aveva nel suo curriculum l’elezione diretta e popolare alla guida della regione. Ecco, tutto questo non conta più nulla, è molto meglio mercanteggiare il proprio “onorevole” voto, come ci racconta il collega Francesco Storace dalle pagine del numero di martedi 19 gennaio de Il Tempo, storico quotidiano romano.
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