Che le piattaforme social abbiano deciso di oscurare Donald Trump, potrà far piacere a qualcuno ma non è una buona notizia, né un bel segnale per le democrazie coinvolte e per la credibilità della rete.
I social network sono ormai cruciali e determinati nella politica contemporanea perché catalizzano milioni e milioni di utenti, ma non sono più quelle piazze aperte e libere che erano. Ora sono dei luoghi controllati e gestiti da organi (privati), che hanno proprie opinioni e che possono determinare chi può esprimersi e chi deve essere oscurato. Una potenza enorme e devastante che, a colpi di algoritmi, è in grado di influenzare le masse al punto di determinare le loro scelte e manipolare i consensi.
Ma la domanda, come diceva Antonio Lubrano, nasce spontanea: può un'azienda, una società privata, una multinazionale quotata in borsa o un colosso del web trasformarsi in censore e diventare un "Ministero della Verità" che decide chi censurare, cosa privilegiare e quale messaggio far diventare virale?
Il pericolo è concreto e molto alto, visto il controllo che questi mezzi hanno sull'opinione pubblica. Facebook, Twitter e Youtube già da tempo stanno bannando gli account di organizzazioni, attivisti e leader politici senza dare alcun preavviso e nessuna spiegazione. L'esempio planetario di ciò che possono fare l'abbiamo avuto nella scorsa campagna elettorale per le presidenziali Usa. La motivazione ufficiale - e quella dietro la quale si muovono gli amministratori dei social - è di combattere le "fake news" e l'incitamento all'odio (per gli esterofili "hate speech"). Molti sociologi ed esperti della comunicazione temono che questa nuova forma di controllo delle masse possa non essere imparziale ed essere usata contro gli oppositori dell’establishment e dei poteri costituiti. Di fatto sono in grado di influenzare le democrazie ed aver silenziato un presidente in carica di uno stato, come l'America, è una dimostrazione di forza molto pericolosa che va stigmatizzata.
Non possiamo permettere che la libertà di pensiero, di parola e di stampa, tramandati dai nostri padri costituenti, possano essere messi in discussione da entità che sono al di sopra di ogni controllo democratico. La libertà è un bene prezioso ed un valore irrinunciabile che va preservato (sempre e a prescindere) e non dobbiamo svenderla per delle finte sicurezze o per far sentire "al sicuro" qualcuno. Perchè, poi, la ruota gira. E prevenire è sempre meglio che curare!
foto: Libero quotidiano
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