Il Pd è rassegnato a perdere le elezioni, ma si accontenta di due risultati non da poco: ridimensiona i Cinque stelle, forse li annienta; cancella Renzi, definitivamente, negandogli persino il collegio di Scandicci, come annunciava beffardo a Montecitorio un personaggio di rango dei democrat. Le elezioni come riaffermazione di una egemonia nella propria metà campo, questo è il moderatissimo sogno di Zingaretti.
In casa grillina si accarezza l’idea di fare di Conte la vettura sostitutiva di un movimento ormai arcaico nelle parole d’ordine e nelle facce televisive. La terza repubblica brucia i carismi più velocemente della seconda.
Il centrodestra naturalmente desidera le elezioni: per Salvini sono l’occasione della vita, da professionista della politica sa bene che la sua parabola è discendente, ma a giugno sarà ancora sul piedistallo della coalizione, più che favorito nella corsa verso palazzo Chigi. La Meloni lo segue da presso, e non è detto che - allargando le braccia - non possa sorpassarlo a destra.
E Forza Italia? I sondaggi segnalano una flebile ripresa, ma sarà difficile anche per gli azzurri resistere controvento al soffio del ‘voto utile’ al più forte, un trend ben noto a Berlusconi, e grazie al quale il partito azzurro divorava gli alleati.
Forza Italia passerebbe da 170 a 60 parlamentari: una debacle, ma la sua dirigenza preferisce assicurarsi una rielezione immediata piuttosto che scommettere sul rilancio del partito. Fi ha sciupato questa legislatura nel terrore di non vivere nella prossima. E ora gli azzurri chiedono il voto anticipato assieme alle destre, senza il coraggio di una iniziativa come scrive Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia e presidente della fondazione Dc in un articolo pubblicato sull'Huffington Post che potete leggere integralmente cliccando qui
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