Lo scrive Antonio Pennacchi in una “Lettera aperta a Giorgia Meloni”
“Quel patto unitario escludeva, nei fatti, tutti quelli che non avessero espressamente abiurato il fascismo, o ne venissero in qualche modo ritenuti eredi; ma bene o male resse - consentendo di superare anche gli anni di piombo - sostanzialmente fino al crollo del muro di Berlino e delle cosiddette ideologie del novecento, che sostanziavano quei partiti di massa. Il Paese da quei crolli non è uscito però più unito. Quel patto originario è sembrato sfaldarsi e la nazione si è divisa sempre più, fino a raggiungere il quasi definitivo scollamento fra popolo e istituzioni, fra le masse e la politica”.
“Certo sarebbe un grave errore - continua lo scrittore - paragonare l’odierna pandemia alla seconda guerra mondiale, che infiniti lutti e distruzioni addusse ai nostri padri. Ma gli effetti che la pandemia di Covid può produrre sul sistema sociale ed economico italiano - soprattutto se cumulati alle divisioni e inefficienze stratificatesi nel corso degli ultimi trent’anni nel sistema civile e democratico, che vede oramai ognuno considerare sé stesso portatore del bene e tutti gli altri del male assoluto - non possono non riverberarsi pericolosissimamente sulle prossime generazioni, sia nel medio-breve che nel lungo periodo.
È quindi ora di costruire una Nuova Italia, Giorgia, che non porti soltanto la nazione fuori dal Covid e dalla crisi economica, ma che riscopra la sua unità di fondo - se mai c’è stata - riscrivendo eventualmente anche le regole dello stare assieme ed un nuovo patto unitario, che riconosca a tutti i concorrenti la piena legittimità e buona fede del proprio agire, pur nella diversità delle opinioni. Basta coi nemici usque ad mortem”.
“Per quanto concerne l’Europa, infine, tu mi permetterai di ricordarti che anche grandi padri della destra italiana - e il primo tra tanti che mi viene in mente è Giano Accame - ritenevano che non ci fosse un futuro, per la nazione Italia, se non nell’Europa Nazione. Coraggio, Giorgia, e dite di sì a un governo di unità nazionale che porti il Paese fuori dal Covid e getti le basi per una nuova Italia in una nuova Europa, sociale e democratica.
Auguri alla tua bimba”.
È quindi ora di costruire una Nuova Italia, Giorgia, che non porti soltanto la nazione fuori dal Covid e dalla crisi economica, ma che riscopra la sua unità di fondo - se mai c’è stata - riscrivendo eventualmente anche le regole dello stare assieme ed un nuovo patto unitario, che riconosca a tutti i concorrenti la piena legittimità e buona fede del proprio agire, pur nella diversità delle opinioni. Basta coi nemici usque ad mortem”.
“Per quanto concerne l’Europa, infine, tu mi permetterai di ricordarti che anche grandi padri della destra italiana - e il primo tra tanti che mi viene in mente è Giano Accame - ritenevano che non ci fosse un futuro, per la nazione Italia, se non nell’Europa Nazione. Coraggio, Giorgia, e dite di sì a un governo di unità nazionale che porti il Paese fuori dal Covid e getti le basi per una nuova Italia in una nuova Europa, sociale e democratica.
Auguri alla tua bimba”.
Antonio Pennacchi
Nessun commento:
Posta un commento