Mario Landolfi, ex ministro di An, oggi editorialista del Secolo d’Italia - si è accomodato sulle colonne del Foglio vergando un corsivo che si intesta una missione spericolata: la riabilitazione a destra di Gianfranco Fini, un tempo padre padrone della destra italiana, l’uomo che la traghettò dal ghetto a una fulgida stagione di governo, passando per un’abiura del fascismo inimmaginabile nel vecchio Msi che un secolo prima lo aveva eletto segretario.
Oggi Fini è l’uomo nero per il popolo della destra: gli si rimprovera lo sgambetto a Berlusconi, la rottura del centrodestra, la nota vicenda della casa di Montecarlo; e giacché il conto è aperto, ciascuno ci aggiunge le recriminazioni che non ebbe il coraggio di esprimere nel tempo del sole finiano allo zenit. I partiti si sciolgono così, come le grandi famiglie, tra il rimpianto dei fasti e il rinfaccio delle miserie.
Landolfi prova a dire che la destra è stata Gianfranco Fini, e che continuare a rimuoverlo non è un affare neppure per chi lo ha sostituito. Mario Landolfi era il giovin signore di una destra napoletana che ho molto amato quando ne ero avversario e quando ne sono stato alleato: era la destra dei Rastrelli, Cantalamessa, Mazzone, Pontone, una schiatta di gentiluomini campani eleganti che incarnavano la motivazione di Enzo Bettiza quando spiegava di aver abbandonato il comunismo ‘per il fascino irresistibile di certe stoffe’.
Ecco, Landolfi è l’ultimo di quelli lì, e solo lui poteva parlare di Fini: gratificato come tutti dal leader, non lo seguì nelle acrobazie finali, rimase con Berlusconi, poi si fece da parte spontaneamente quando fu coinvolto in accuse improbabili dalle quale è uscito immacolato.
Oggi parla di Fini senza che nessuno possa sospettare manovre o interessi personali. Dice una cosa così vera che la voglio rilanciare pure io che non c’entro nulla con la storia della destra: ai vecchi camerati Fini farà anche schifo, ma la storia della destra italiana inizia e finisce con lui, col coraggio di portare a Fiuggi una squadra di reduci e farne la classe dirigente di una destra di governo rispettata e oggi anche rimpianta. Il vecchio Msi aveva educato quella classe dirigente al parlamentarismo, Fini la abilitò al governo.
Poi ci sono stati gli errori, e il diluvio universale del centrodestra come ci racconta Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia, presidente della Fondazione Democrazia Cristiana in un articolo pubblicato sull'Huffington Post che potete leggere integralmente cliccando qui.
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