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venerdì 18 dicembre 2020

Lega, la vecchia guardia padana prepara l'assalto finale a Salvini

Grande è la confusione sotto il cielo ma  la situazione non è  eccellente. Questa dotta citazione di Mao, parzialmente modificata, indica perfettamente la situazione della Lega. All'esterno sembra un partito dinamico, con un leader sempre sul "pezzo", dove al suo interno non si muove nulla senza il suo consenso. Invece la sua struttura e composizione si modifica, passo dopo passo, ora dopo ora.
Preso atto del fallimento del progetto politico di Salvini di dare vita ad Lega nazionale e popolare, che avrebbe dovuto mettere solide radici, quelle che non gelano mai, come ama dire Tolkien, anche nel Sud Italia, zona impervia e densa di difficoltà per la vecchia Lega Nord, facendola diventare perno per i governi futuri, la "vecchia guardia" leghista ha rialzato la testa ed ha iniziato a mettere ordine.
La Lega rimane, sondaggi alla mano, il primo partito italiano, ma drammaticamente non conta nulla. Basta pensare alle ultime regionali ed ai veti posti, ma inascoltati,  alle candidature di Raffale Fitto in Puglia e Stefano Caldoro in Campania. Come contropartita, per il boccone amaro digerito, Matteo Salvini ha ottenuto il candidato sindaco di una città davvero problematica come Reggio Calabria. Risultato pratico: sconfitta del centro destra a trazione leghista e passaggio, durante il primo consiglio comunale del candidato sindaco leghista nelle file del gruppo misto. Dire che è un fallimento, è anche poco. Il capitano ha sbagliato e pure molto. Ma da dove nascono i suoi errori?
Prima questione è il suo agire nel contingente senza seguire una strategia che può anche funzionare sino a quando a dominare è il caos e le persone hanno necessità di una guida rapida, ma perde sempre più valore appena qualcuno presenta un percorso chiaro e delinato.
Il Principe si vede dai suoi collaboratori. Parafrasando Macchiavelli, il secondo errore/ orrore di Salvini riguarda i suoi principali collaboratori, dirigenti senza reali competenze politiche, come il caso del vice segretario nazionale Andrea Crippa.
Un conto è organizzare gazebo nelle città del Nord Italia e gestire un gruppo di ragazzotti come i Giovani Padani, un'altra ed alta storia è quella di dettare, su e giù per l'italico stivale, la linea politica.
La terza questione riguarda l'autorevolezza. Matteo Salvini, nel lungo periodo, ha detto tutto e il suo contrario, facendo capovolte incredibili.
Nelle capovolte impensabili la Lega è stata simile al Movimento Cinque Stelle. Unica differenza è che il Movimento Cinque Stelle ha dovuto governare il paese, in una coalizione di centro sinistra, dovendo ingoiare, dai nuovi alleati, bocconi amari.
Il vero successo del partito di Salvini, negli scorsi anni, è da motivare alla mancanza di una alternativa nel centro destra, vista la quasi liquefazione di Forza Italia e la lenta ma costante crescita di Fratelli d'Italia.
L'esplosione, nell'ultimo anno, dei conservatori e sovranisti di Fratelli d'Italia provocherà un'ulteriore discesa nei sondaggi prima, nelle urne poi.
Le difficoltà del capitano hanno generato  come risultato: il risorgere della vecchia guardia che ha in Giorgetti il leader maximo, il grande stratega.

Giancarlo Giorgetti per un po' di tempo è quasi sparito, non rilasciava  interviste ed era operativo in Lombardia.. Che faceva? Per diverso tempo, ha girato con un "tecnico" fedele come l'onorevole Garavaglia( che pochi sanno essere stato colui che ha gestito il bilancio della Lombardia con Maroni ed è il vero assemblatore delle logiche economiche del partito) le città lombarde per andare a cena con i parlamentari pro Salvini, ha discusso su temi come: 1) Salvini si schianta al sud 2)È bravo a prendere voti ma non capisce di politica di palazzo 3) dopo le regionali sarà il momento di riprendere il partito.
La prima iniziativa politica della vecchia guardia era quella di mettere in piedi un movimento al sud pronto a recuperare i voti persi della Lega senza lasciarli a Fratelli d'Italia e a Forza Italia, ma i parlamentari centristi ed autonomisti hanno deciso di attendere e vedere  se nasce un nuovo movimento politico neo centrista" che costituirebbe la quarta gamba del centro destra.
Se l'idea forza di un movimento al sud federato con la Lega non ha avuto fortuna, l'attacco a Salvini è partito.
L'asse Varese Bergamo ha messo sotto scacco Milano dove gli uomini di Salvini, dirigenti imposti dal leader maximo sono in difficoltà. Il caso della sostituzione dell'onorevole Tiramani, certamente non nel cerchio magico salviniano, con Alessandro Morelli, amico del Capitano di vecchia data,  in Commissione Rai la dice lunga.
Dopo le ultime regionali, finalmente abbiamo notato cambiamenti reali nella Lega. Un Salvini ridimensionato dalle sconfitte, specie nel Sud Italia, ha dovuto abbassare la cresta e prendere una posizione moderata, tanto da essere lui a proporre un governo alternativo a quello del premier Giuseppe Conte, con Italia Viva, fuori usciti del Movimento Cinque Stelle e centro destra, per avere la maggioranza. Una idea che non ha trovato il gradimento di Giorgia Meloni che ha detto mai al governo con Pd, Cinque Stelle e Renziani.
Il tentativo della vecchia guardia padana è quella di dare nuova veste al capitano, da uomo di "destra" che urla e strepita a uomo moderato, ragionevole, collocabile al centro per un futuro governo a trazione leghista. Se questa operazione politica non sarà possibile, toccherà a Luca Zaia, diventare premier, che in Veneto la fa da padrone.
Per cercare di limitarne l'azione e per controllare la base veneta del partito, dall'inizio dell'anno ci sarà un nuovo commissario regionale dopo la promozione di Lorenzo Fontana, diventato responsabile nazionale del settore famiglia, indicato nella figura di Nicola Molteni, l'uomo del disastro Campania.
Due cose dobbiamo dirle, in tutta onestà: Molteni  al sud non ci voleva andare e non è un uomo di Salvini, nonostante in un partito normale, il commissario regionale dovrebbe essere  fiduciario del segretario nazionale.
Molteni è un moderato, legato a Giancarlo Giorgetti, e da moderato saprà tenere gli equilibri in Veneto. D'altronde il numero due della Lega è l'unico ad avere una visione lunga della politica ed a cercare strategia per il futuro, altro che slogan e repentini cambi di idea su tutto e tutti del Capitano.





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