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giovedì 26 novembre 2020

Luigi Rispoli (Fdi) ricorda Maradona il più grande napoletano irregolare di tutti i tempi

Napoli è orfana. Napoli piange. Ieri è morto Diego Armando Maradona, il Dio del calcio. A lui sono legati i principali successivi del Napoli in Italia ed in Europa. Avrebbe dovuto essere "solo" il più grande calciatore della storia della squadra azzurra e del mondo ed invece non volendo, é  diventato un capo popolo. Maradona ha difeso la città  sul serio, altro che sportelli difendi la città, tanto in voga nella Napoli decadente e decaduta guidata dal sindaco Luigi de Magistris, vincendo in Italia ed in Europa. 

Di  Diego Armando Maradona, napoletano per sempre, il più grande irregolare di tutti i tempi ci parla Luigi Rispoli, storico esponente della destra partenopea, dirigente nazionale di Fratelli d'Italia  con alcune sue considerazioni che pubblichiamo integralmente 

Non ebbe il coraggio di dire No ed alla fine non fu più lui ad abusare della droga, ma fu la droga ad abusare di lui fino a condurlo alla morte la cui notizia ci colpisce alla fine di questo 2020, anno horribilis, gettando nello sconforto tante persone nel suo paese, in Argentina, ed al di qua dell’oceano, a Napoli, che è stata la città che più di ogni altra l’ha amato e lo ama. Napoli, si sa, è la città degli eccessi ed a suo modo unica, e nei confronti di Maradona ha esternato un amore totale e totalizzante fino ad eleggerlo a simbolo di riscatto di una città complessa dal punto di vista sociale, economico, civico e culturale, fino a incarnarsi in lui. Una passione che ha accomunato tutti gli strati sociali, da quelli più popolari a quelli della borghesia, un rapporto che indusse tutti a coccolarlo come un Re, a non dirgli mai di no anche quando, invece, l’affetto avrebbe dovuto portare a denunciare gli eccessi di alcuni suoi comportamenti che tutti, in città, conoscevano. Ciononostante, qualche anno dopo la fine della sua avventura a Napoli, nel 1998, Diego concesse una intervista all’amico e giornalista Gianni Minà, nel corso della quale disse: «La gente napoletana mi ha fatto molto bene a me. È una bugia quella che dicono, che il pubblico di Napoli mi ha spinto alla droga o a qualcosa di male, no. Nessuno spinge nessuno. La gente non ha colpa, Napoli a me ha dato tutto». Non c’è alcun dubbio che il periodo napoletano di Maradona è il più significativo della sua carriera. A Napoli, dove pure c’erano stati tanti calciatori di valore, mai si era visto un giocatore così forte da arrivare in una squadra tecnicamente mediocre guidandola fino alla agognata vittoria del primo scudetto, sposando a pieno la causa di una città, diventandone idolo e leader di un riscatto che travalicò i rigidi confini del campo di gioco. Napoli ha come sua caratteristica secolare quella di mescolare sacro e profano fino a non distinguerli più, ed è in questo quadro che nasce il culto di Maradona la cui immagine, non di rado, è posto nelle edicole votive dei vicoli accanto a Santa Patrizia e San Gennaro. Alla notizia della sua morte ieri in tv sono stati trasmessi diversi servizi da Napoli alcuni dei quali hanno provato a capire del perché un personaggio così controverso come Diego Maradona godesse di tanto affetto e le risposte sono state: «Maradona non è un santo, è Dio in terra», «Maradona è la storia del calcio», e poi, quella che più mi ha colpito perché fotografa meglio di ogni altra il rapporto con i napoletani «La morte di Maradona ci ha colpito come se fosse venuto a mancare uno di famiglia». Diego giunse a Napoli nel 1984, negli anni della ricostruzione del post terremoto dell’80 che rappresentarono l’ennesima occasione perduta per garantire una prospettiva di crescita reale alla città dove pure giunsero fiumi di danaro, e da subito fu chiaro che lui doveva scendere in campo non solo per giocare a pallone ma anche per difendere il popolo eletto dai più a leader politico. I miei ricordi di quella estate pazzesca di quando Maradona giunse a Napoli mi portano alle notti passate tra via Roma e piazza Trieste e Trento in attesa della prima edizione de Il Mattino, all’epoca non c’era ancora internet e le notizie arrivavano solo dai quotidiani. Un mese nel quale ci si aggrappava a qualunque notizia per sognare l’arrivo di Maradona a Napoli che, naturalmente, non poteva venire al culmine di una normale trattativa di calciomercato ma doveva essere un duro travaglio con finale thrilling in linea con il personaggio. L’accordo con il Barcellona viene raggiunto per una cifra intorno ai 13 miliardi che il calcio Napoli non aveva. Determinante fu l’intervento dell’allora sindaco Enzo Scotti, che mise in comunicazione Ferlaino con il Banco di Napoli che rese disponibile la cifra necessaria alla firma. Firma che però arrivò fuori tempo massimo, costringendo Ferlaino a corrompere uno degli ufficiali della lega per depositare il contratto alla lega calcio. A Napoli la gente non parla tanto della “Mano di Dios”, o degli scandali personali, a lui sono legati per sempre le vittorie dei due unici scudetti del Napoli e per questo sarà ricordato per sempre negli almanacchi sportivi, ma il culto di Maradona nei napoletani continuerà negli anni anche al di là dei suoi meriti sportivi, perché ha saputo rappresentare il desiderio di riscatto di un popolo ed il suo mito sarà alimentato ulteriormente dalla prematura scomparsa.

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