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lunedì 23 novembre 2020

Federare il centro destra? Maroni promuove l'idea forza di Salvini


Si sono invertiti i ruoli: all’epoca era Berlusconi a volere la federazione e Bossi diceva no, ma devo dire che, dopo diversi errori, dettati da hybris, da arroganza, ora Salvini ha ragione, ha visione sul futuro". 
Parole chiare, dirette, che non lasciano dubbi ad interpretazione alcuna, quelle pronunciate da Roberto Maroni, ex presidente della Regione Lombardia in una intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Lo storico esponente leghista precisa di non essere impressionato dallo scontro interno al centro destra, con parlamentari di Forza Italia che passano con la Lega ed il leader leghista che lancia l'idea di una federazione di centro destra, mentre la tensione, complice il momento politico, è alle stelle.
Roberto Maroni ricorda di aver visto di peggio, quando nel 1994 appena depositata la lista elettorale che univa Lega e Forza Italia, Bossi se ne uscì con Berluskaiser.
Silvio Berlusconi, ricorda Maroni, mi chiamò sconcertato, perché non riusciva a parlare con il suo principale alleato.
La proposta di federazione del centro destra lanciata da Salvini, precisa l'ex ministro dell'interno, è una proposta visionaria ma i tempi sono giusti. D'altronde federare il centro destra, vuol dire guardare avanti, perché è ormai chiaro che si voterà nel 2023, con un sistema elettorale di tipo proporzionale, per cui invece di andare separati, rischiando di rubarsi i voti sarebbe molto più utile presentarsi insieme.
La cosa, secondo l'ex presidente della Regione Lombardia, “conviene a tutti”, anche se è vero che Silvio Berlusconi “potrebbe considerare il fatto che il 2023 è lontano e lui perderebbe centralità, del resto lui è uno di quei manager che fa tutto per bene tranne preparare il cambio generazionale”. Poi c'è il fattore Giorgia Meloni, osserva Maroni, che “in questo momento è in forte ascesa, potrebbe sentire sotto attacco la sua leadership potenziale”.

Ed è evidente che “lei sta già accarezzando l'idea di diventare la prima donna premier d'Italia e lo fa proponendo modelli come Margaret Thatcher e Golda Meir, con tutto ciò che possa essere sotteso attraverso questi riferimenti”.

Quanto alla solidità della leadership di Salvini, Maroni aggiunge: “Non è in discussione, non è attaccabile, anche se è vero che ci sono due livelli di critica: quella dei vecchi militanti che partecipano alla vita delle sezioni per pura passione e che ora vedono quei luoghi svuotati e resi virtuali, e poi la critica politica diffusa per aver abbandonato alcuni temi propri del Nord, a partire dalla battaglia per l'autonomia. Ma si tratta di movimenti sotterranei che non mettono in alcun modo a rischio la sua leadership”.




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