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mercoledì 11 novembre 2020

Corteo per Ramelli, Osnato(Fdi): da sovranista ci vado ogni anno. Sono un pericolo per la democrazia?

"Sono sovranista e ho partecipato alla manifestazione per Sergio Ramelli eppure non mi sento un pericolo per la democrazia".
Cosi Marco Osnato, deputato di Fratelli d'Italia ha commentato ai colleghi dell'Adn Kronos le motivazioni della condanna di cinque esponenti della cosiddetta destra radicale, nel processo, con rito abbreviato, relativo al corteo del 29 aprile 2019 in ricordo di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù aggredito a colpi di chiave inglese da militanti di Avanguardia Operaia il 13 marzo del 1975 morto il 29 aprile dopo 47 giorni di agonia.
Da almeno 30 anni, ricorda Osnato, partecipo alle manifestazione in suo onore e ricordo, un martire della libertà di pensiero e di opinione che fu vittima proprio del suo coraggio nel sostenerle.
Credo che, seguendo la nostra Costituzione, andrebbe tutelato proprio questo aspetto e non pretestuosi e vaghi richiami alla ricostruzione del Partito Nazionale Fascista che, sinceramente non ho mai riscontrato in nessun 29 aprile, anche in anni più difficile.
Peraltro, precisa Osnato, dal punto di vista giuridico, anche dal punto di vista giuridico, persino di un pessimo studente di giurisprudenza come me potrebbe avanzare dei dubbi sulle motivazioni riguardo al pericolo sovranista che incombe sulla nostra democrazia.
La verità, secondo l'esponente di Fratelli d'Itala è che la vicenda di Sergio Ramelli resta un ferita profonda e mai rimarginata nella storia recente di Milano e dell'Italia tutta e le responsabilità della politica, della stampa, della cultura ed anche di una parte della magistratura, palesemente orientata politicamente è assolutamente evidente.
Io conclude Osnato, continuerò a partecipare a quelle manifestazioni, dove ricordo non ci sono simboli e slogan di silenzio, ma religioso silenzio e un tricolore per far sapere ai miei figli e a tutti i giovani, che per difendere le proprie idee può accadere che si possa anche morire. A Milano, a Kabul, a Budapest, a Praga e laddove ci sono regimi oscurantisti o epigoni di quelle idee totalitarie"

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