Cene che celebrano la marcia su Roma, slogan come "Me ne frego" e "Dio Patria e famiglia" e messe per i caduti di Salò nei curriculum dei candidati alle prossime amministrative. Spesso Giorgia Meloni prende le distanze ma l'elenco in odor di camicie nere si allunga come ci racconta la collega Sara Dellabella dalle colonne virtuali de L'Espresso, il settimanale in vendita obbligatoria la domenica come allegato al quotidiano La Repubblica.
La brava collega, a poco più di due mesi dalle elezioni regionali scopre la presenza di candidati nostalgici nelle file dei conservatori e sovranisti di Fratelli d'Italia, che non lo nascondono e lo mostrano pure con orgoglio.
Due, sono campani. Il primo è Gimmi Cangiano che ha scelto come slogan per la campagna elettorale il classico me ne frego, definito come la più altra espressione di libertà .
Gimmi Cangiano, ex segretario regionale di Fratelli d'Italia, il movimento politico guidato da Giorgia Meloni, per il quale fu candidato anche alle scorse elezioni regionali conquistando un ottimo risultato per quanto concerne il numero di preferenze, oltre 6700 preferenze non venendo eletto solo per la sconfitta del governatore della coalizione di centro destra.
Sempre in Fratelli d'Italia, dovrebbe essere candidato nel collegio elettorale di Napoli e provincia Enzo Rivellini, ex europarlamentare eletto nelle file di Alleanza Nazionale, approdato nelle file del Popolo delle libertà prima, in Futuro e libertà poi, ritornando, dopo pochi mesi nel Pdl, da tempo nel movimento politico guidato da Giorgia Meloni.
Nell'aprile del 2017 andò ad una Santa Messa in memoria di Benito Mussolini e dei caduti della Repubblica Sociale. Intervistato all'uscita della chiesa, il dirigente di Fratelli d'Italia ha commentato alle telecamere di NapoliToday "si batterono in nome della patria. Perché ritrovarsi in un'ideologia e in alcuni valori è un bene".
Deve averla pensata allo stesso modo anche Gabrio Vaccarin, consigliere eletto, ma non iscritto a Fratelli d'Italia a Nimis, un piccolissimo comune del Friuli Venezia Giulia. Lui si è fatto ritrarre su Facebook con la divisa nazista e alle spalle la foto di Hitler. Anche se pare che l'occasione dello scatto fosse un carnevale, il partito di Giorgia Meloni all'ennesimo nostalgico ha preso le distanze.La brava collega, a poco più di due mesi dalle elezioni regionali scopre la presenza di candidati nostalgici nelle file dei conservatori e sovranisti di Fratelli d'Italia, che non lo nascondono e lo mostrano pure con orgoglio.
Due, sono campani. Il primo è Gimmi Cangiano che ha scelto come slogan per la campagna elettorale il classico me ne frego, definito come la più altra espressione di libertà .
Gimmi Cangiano, ex segretario regionale di Fratelli d'Italia, il movimento politico guidato da Giorgia Meloni, per il quale fu candidato anche alle scorse elezioni regionali conquistando un ottimo risultato per quanto concerne il numero di preferenze, oltre 6700 preferenze non venendo eletto solo per la sconfitta del governatore della coalizione di centro destra.
Sempre in Fratelli d'Italia, dovrebbe essere candidato nel collegio elettorale di Napoli e provincia Enzo Rivellini, ex europarlamentare eletto nelle file di Alleanza Nazionale, approdato nelle file del Popolo delle libertà prima, in Futuro e libertà poi, ritornando, dopo pochi mesi nel Pdl, da tempo nel movimento politico guidato da Giorgia Meloni.
Nell'aprile del 2017 andò ad una Santa Messa in memoria di Benito Mussolini e dei caduti della Repubblica Sociale. Intervistato all'uscita della chiesa, il dirigente di Fratelli d'Italia ha commentato alle telecamere di NapoliToday "si batterono in nome della patria. Perché ritrovarsi in un'ideologia e in alcuni valori è un bene".
Già perchè i casi si ripetono da nord a sud e ogni volta è un "noi non sapevamo", "non si tratta di una iniziativa del partito".
Per esempio il candidato alla Regione Marche, Francesco Acquaroli, anche lui vicino a Giorgia Meloni, lo scorso 28 ottobre ha preso parte ad una cena particolare , organizzata ad Acquasanta Terme (Ascoli Piceno) per celebrare la marcia su Roma del 1922, quella che di fatto consacra l'inizio della dittatura in Italia. Organizzata dal segretario provinciale del partito, con tanto di bandiere di Fratelli d'Italia dentro al ristorante, ma rinnegata anche stavolta dai dirigenti romani che ne hanno preso subito le distanze. Però a quella cena non c'era solo Acquaroli, ma anche il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti, il suo vice Giovanni Silvestri e il vice-sindaco di San Benedetto del Tronto Andrea Assenti.
E' proprio il sindaco Fioravanti che aggiunge particolari su quella cena, parlando di un menù con la foto di Benito, il fascio, il simbolo del partito e lo slogan "Dio, Patria, Famiglia". Tre parole, tre colori: verde, bianco e rosso. E sulla copertina del menu l'immagine dell'Altare della Patria, una data: "28 ottobre 1922, giorno memorabile e indelebile - la storia si rispetta e si commemora".
Alla faccia del "non avevo capito" come ha tentato di giustificarsi il sindaco Fioravanti.
Tra appena due mesi, alcune regioni saranno chiamate a votare per il rinnovo del consiglio regionale e anche se le liste sono in via di definizione, la cronaca locale non risparmia chicche sui futuri candidati e c'è da giurarci che l'elenco dei nostalgici sia destinato ad allungarsi ancora.
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