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giovedì 18 giugno 2020

Nostalgici del Duce, missini e anti-darwiniani: ecco chi si porta in Europa Vincenzo Sofo

L'identitario Vincenzo Sofo, militante della Lega, animatore insieme a Fabrizio Fratus del sito Il Talebano laboratorio politico culturale che opera attorno al progetto di Matteo Salvini al fine di riaggregare l'are della destra politica italiana, al fine di arrivare, in tempi brevi, alla nascita di un grande movimento identitario grazie al consenso di 32 mila elettori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia, ed alla ridistribuzione dei seggi a causa della Brexit è diventato, da alcuni mesi, parlamentare europeo.
La collega Alessia Candito, dalle pagine de L'Espresso, settimanale in vendita obbligatoria la domenica con il quotidiano La Repubblica, in un interessante articolo, che riportiamo integralmente, ci descrive la composizione della squadra di collaboratore del giovane deputato, comprese gli immancabili punti di riferimento con quella che chiama, per semplicità didattica, estrema destra.



Sovranisti, anti-evoluzionisti, nostalgici del Ventennio, fautori dell'abolizione del suffragio universale per l'instaurazione di una democrazia delle élites. Insieme all'eurodeputato calabro-milanese della Lega Vincenzo Sofo, catapultato in ritardo a Bruxelles e solo grazie alla Brexit, è arrivato di tutto. In struttura e a spese dell'Ue, Sofo ha portato anche chi l'Europa, quanto meno per come è concepita adesso, la vorrebbe distruggere. A partire dal suo storico mentore Fabrizio Fratus. Nome noto nell'universo dell'estrema destra fin da quando militava nei ranghi di Fiamma Tricolore, presidente del comitato antievoluzionista e dell'associazione Narkas, impegnata tra le altre cose nella «ricerca delle tracce archeologiche dell'avvenuto diluvio biblico», Fratus è fondatore del Talebano, rivista e pensatoio della destra, con pantheon ideologico di riferimento che va dal teorico della destra putiniana Aleksandr Dugin all'ex Waffen SS belga Jean Thiriart. E a lui Sofo deve tutto o quasi.
 DAL RISIKO ALLA REALTÀ Ãˆ stato Fratus a trasformarlo in un volto pubblico della destra, mentre il giovane aspirante politico collezionava “consulenze” in Regione Lombardia e delusioni elettorali, non riuscendo mai ad andare oltre il municipio di zona 6 a Milano che aspirava a «trasformare nella New Orleans d'Europa». E magari è proprio per questo che ancor prima di arrivare fisicamente in Parlamento Europeo, Sofo ha scelto il suo mentore come assistente locale, cioè neanche tenuto a spostarsi dall'Italia. Tutto è successo durante il lock down, che ha visto Sofo «suo malgrado» bloccato nella tenuta in Provenza della bionda fidanzata Marion Le Pen e nonostante un tesserino da parlamentare europeo impossibilitato (ipse dixit) a muoversi. Cosa abbia fatto in quei mesi non è dato sapere. Ma tra una dichiarazione di guerra alla Turchia, con appello all'Europa a schierare l'esercito per la riconquista delle mascherine sequestrate, e un invito alla secessione amministrativa in tre macro-regioni dell'Italia, adesso si scopre che ha lavorato. Quanto meno per sé e per i suoi. L'ANTIDARWINISTA NOSTALGICO DEL VENTENNIO Zitto zitto, mentre l'Europa tentava di non farsi mettere in ginocchio dal Covid19, Sofo ha selezionato e schierato la sua squadra per Bruxelles. E di lui non si può certo dire che non sia uso a ripagare debiti politici o elettorali. A partire da quelli con Fratus. Uno di quelli che «il fascismo ha portato avanti valori importanti, e se non ci fosse stata la guerra sarebbe ricordato come un periodo sicuramente positivo», per cui confessa intervistato di «provare simpatia» sebbene adesso preferisca definirsi «comunitarista». Ufficialmente, si proclama oltre la destra e la sinistra, espressione tanto cara al terrorista nero Franco Freda, ma la nidiata ideologica è quella del social-fascista esoterico Julius Evola. Quando ha incontrato Fratus, Sofo era il misconosciuto responsabile milanese di “Gioventù italiana”, la costola giovanile della Destra di Francesco Storace. Dopo il matrimonio di intenti con l'ideologo anti-evoluzionista, il cuore è rimasto nero, la casacca è diventata verde. Perfettamente in linea con il proposito dichiarato del Talebano: traghettare la galassia nera all'interno della Lega. 
ABBASSO LA DEMOCRAZIA, VIVA L'EURASIA Una strategia teorizzata con tanto di documento, firmato anche da Andrea Gibelli, ex-deputato leghista ed ex numero due di Regione Lombardia e messo in discussione al congresso della Lega del 2014. In una cinquantina di pagine, con logo dell'occhialuto talebano sullo sfondo, si sviluppano i punti cardine del Fratus-pensiero, dal «dichiarare fallita la democrazia rappresentativa dei partiti e dei sindacati, lanciando la sfida per una democrazia delle élite» alla famiglia come «centro della società» perché «istituzione capace di riprodurre e perpetuare, sia sul piano biologico sia su quello culturale, caratteri quali l'esclusività, la stabilità, la responsabilità, la disciplina e l'apprendimento di valori». E poi auto-produzione e autoconsumo, più l'intento dichiarato di voler «combattere il progresso economico e sociale degli ultimi 20 anni, che ha portato alla disgregazione dei popoli e alla morte dello spirito comunitario e sociale». Fratus scrive e Sofo parla per diffondere il verbo. Incluso sull'Ue, in cui ha sgomitato per entrare ma vorrebbe insieme al suo mentore smantellare. Euro incluso, ovviamente. Sul punto, l'ideologo di riferimento è l'ex Ss belga Jean Thiriart, con la sua “teoria geostorica dell'Eurasia”, che in nome di una «geografia sacra» - una sorta di concezione metafisica del mondo comune a tutti i popoli – sogna un blocco unico da Lisbona a Vladivostock, a trazione russa. 
DA DUGIN A PEGIDA, IL PANTHEON NERO DELL'EURODEPUTATO Idee che, con qualche sfumatura, oggi hanno in Aleksandr Dugin il proprio alfiere più noto e quello meno noto, quanto meno fuori dalla galassia nera, nel francese Alain de Benoist, teorico di “quell'Europa dei popoli”, in cui i diritti dell'uomo

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