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sabato 9 maggio 2020

Destra di valori, sinistra dei bisogni. La ricetta di Mercogliano al centro destra per conquistare Napoli


Destra di valori, sinistra dei bisogni, meno laicismo alla Mara Carfagna, più valori cristiani in difesa di famiglia e vita. In estrema sintesi, queste sono l'idee forza di Luigi Mercogliano, esponente del mondo pro life, già candidato a sindaco di Napoli alle scorse amministrative per il Popolo della Famiglia, che ci invia alcune sue considerazioni, in vista delle prossime elezioni comunali previste per la primavera del 2021, per consentire finalmente ad un centro destra plurale, rigenerato grazie all'ingresso nelle sue file di forze nuove capaci di recuperare parte di quell'elettorato che, da anni, non vota più.

Destra di valori, sinistra dei bisogni, meno laicisimo alla Mara Carfagna più valori cristiani
di Luigi Mercogliano


La mia idea in poche semplici regole per le comunali napoletane del 2021! A tutti appaiono chiari gli effetti della crisi del Covid-19 sui sondaggi: la Lega cala, Fdi sale ma non compensa, in valore assoluto, le perdite di Lega e Forza Italia consegnandoci, come rileva Ixè, un centrodestra al 46%. Dall'altra parte, il Premier Conte e i partiti che lo sostengono, a cominciare dal Pd in caduta libera fino a pochi mesi fa, salgono seppur di poco tutti nei sondaggi e anche quel tanto vituperato M5S che sembrava destinato a scomparire resta comunque il terzo partito d’Italia. La situazione in Campania è ancora più netta. De Luca è nelle condizioni di arrivare alle elezioni regionali previste in autunno senza avversari e, salvo sorprese, ricoprirà per altri cinque anni la carica di Governatore. Il centrodestra campano sembra, di contro, inesistente. L’opzione Stefano Caldoro è debole e non convince. E non c’è, ad oggi, una personalità forte in grado di insidiare concretamente De Luca che, va detto, addirittura raccoglie consensi anche tra gli elettori del centro destra stesso grazie a quel suo piglio decisionista e al suo indiscusso carisma. E allora? E allora, a mio avviso, se non si vuole perdere anche nella primavera del 2021 e per l’ennesima volta riconsegnare il Comune di Napoli alle sinistre, tutte le realtà che non guardano all’asse PD-M5S e a DeMa devono organizzarsi e iniziare a elaborare una proposta politica concreta che parta, però, prima dai valori e dagli uomini da mettere in campo. Io credo che la prima cosa da fare sia quella di ricercare persone nuove e giovani, under 30, 40 e 50 che non abbiano mai ricoperto ruoli elettivi nelle assemblee cittadine e regionali e che non siano deputati o senatori in carica o ex parlamentari, che abbiano voglia di mettersi in gioco per riportare al voto quella ampia fascia di elettorato che nel 2016 - e ancora alle ultime suppletive partenopee per il Senato che si sono tenute di recente - si è astenuta in massa, consentendo quattro anni fa di eleggere un sindaco con soli 171 mila voti su una popolazione di 970 mila censiti nelle liste elettorali e qualche mese fa di eleggere un senatore con meno di 10 mila voti in un collegio che conta più di 250 mila elettori. Ma la vera sfida che si deve comprendere a Napoli per tutte le forze a destra dello schieramento governativo e delle sinistre radicali del sindaco uscente è che con il politicamente corretto non si va da nessuna parte. Bisogna riscoprire la formula “Destra dei valori, Sinistra dei bisogni”. Tradotto: “Meno laicismo alla Mara Carfagna, più valori cristiani in difesa di Vita e Famiglia” cercando così di mettere assieme un mix di gioventù, volti nuovi e tradizione che sappia riscoprire i valori della Destra storica, che deve ritornare a mettere al centro del proprio agire politico la Famiglia e la difesa della Vita attraverso politiche tangibili di sostegno alla natalità come il reddito di maternità. Ma che, nel contempo, sia anche capace di coniugare a destra i bisogni delle fasce più deboli della popolazione, invertendo quel trend che si è consolidando nel tempo nell’immaginario collettivo secondo cui le politiche in favore dei meno abbienti siano appannaggio esclusivo delle sinistre e che le “destre”, concepite così in senso dispregiativo, siano invece schierate esclusivamente a favore delle classi più ricche della società. Come a dire che la destra è storicamente forte a Chiaia al Vomero e a Posillipo, mentre la sinistra a San Giovanni Barra e Ponticelli. Per fare tutto questo, però, deve anche cambiare il volto e l’identità delle donne e degli uomini che la rappresentano. Basta con i nomi dei soliti notabili calati da Roma. Basta con gli imprenditori di successo (e i loro figli) che mettono centinaia di migliaia di euro nelle tasche giuste e ottengono le candidature che contano. Poi fanno le grandi convention, comprano tutti gli spazi pubblicitari in città, promettono mari e monti e girano in lungo e in largo le periferie più povere di Napoli accompagnati da personaggi discutibili. E poi? E poi perdono, perché non convincono. E, per di più, finiscono sul carro del vincitori senza avere all’attivo in quattro anni un solo giorno, una sola proposta e una sola iniziativa credibile a favore della città in consiglio comunale. Basta con i lobbisti della politica. Basta, non se ne può più. Davvero. Serve una svolta vera verso i valori. La famiglia e i figli al centro del progetto per rilanciare Napoli. E poi un programma serio che ponga in risalto il patrimonio culturale della città, che metta mano finalmente alla viabilità, che potenzi davvero i trasporti, che attragga i grandi investimenti ma che sia anche capace di valorizzare i talenti del Sud e le eccellenze della Nostra Terra, consentendo a tanti cervelli in fuga di tornare a casa propria che, nel frattempo, deve diventare più sicura e vivibile, facendo tornare a tutti la voglia di stare per strada a qualsiasi ora senza avere paura. Così si rilancia veramente la città! Così ci si presenta ai napoletani chiedendo loro di ritornare a votare, per spazzare via da Palazzo Sangiacomo i professionisti rossi che si affacciano il 25 aprile dal balcone per cantare “Bella ciao” e poi fanno fallire le cooperative di Scampia, quelle vere che danno lavoro e prospettive ai giovani, perché ormai la pancia è piena e il secondo e ultimo mandato sta per finire e adesso quelle operazioni di facciata fatte nel sociale per la gente che soffre non servono più. Per tutto questo ci vuole serietà. Ci vuole più coraggio. Bisogna pensionare le veline, le soubrette e mettere alla porta gli sciacalli che intendono scendere in politica soltanto per difendere i loro interessi di bottega, senza fregarsene nulla della città e delle prospettive di rilancio che, dopo questa crisi epidemiologica, sarà davvero difficile mettere in campo. Soltanto così si può cambiare passo e pensare di potersi giocare la partita del 2021 - dal momento che la Regione ormai è perduta - costruendo cioè una coalizione di gente per bene, volti nuovi non calati dall’alto, nessun notabile ma gente vera che abbia voglia di lavorare e di rappresentare quel bagaglio valoriale di chi è nato da queste parti attorno al quale articolare un programma per il quinquennio 2021-2026 per cambiare il destino di Napoli e dei napoletani. Ritengo che oggi si debba lavorare alla costruzione di uno schieramento che riparta dai valori cristiani e che sappia ricucire con le associazioni cattoliche, le realtà evangeliche e i luoghi e le aggregazioni di culto quello schiaffo pesante che questa amministrazione ha piazzato loro giusto in faccia in tutti questi anni, mettendo in campo politiche senza valori e frivole per inseguire il politicamente corretto delle nuove mode. Soltanto così i cattolici e i cristiani torneranno a dare un senso al proprio voto e la smetteranno di sprecarlo a sinistra o di astenersi favorendo le sinistre. Se Meloni, Salvini e Berlusconi lo comprenderanno, forse Una Speranza per Napoli C’è. Ancora.

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