In vista del voto finale, il leader leghista annuncia che digiunerà per un giorno. Decisivi in Giunta sono stati i 5 leghisti che hanno bocciato la relazione del presidente Gasparri che chiedeva di negare l'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Insomma un no che significa sì al processo. Ad approvare la relazione, solo Forza Italia e Fratelli d'Italia, visto che per protesta la maggioranza e due senatori del Misto disertano la seduta e il voto. La sesta riunione della commissione si chiude quindi con un pareggio (5 leghisti pro autorizzazione, contrari 5 tra forzisti e il senatore Alberto Balboni di FdI). Ma per il regolamento del Senato, in questo caso, vincono i no alla proposta del presidente. Il secondo round si giocherà nell'aula del Senato tra un mese ma dipende se ci sarà una richiesta esplicita di voto da parte di almeno 20 senatori. Appena saputa la notizia, l'ira dell'ex vicepremier risuona in un comizio a mezz'ora da Bologna: «Quelli del Pd non hanno neanche la faccia di difendere la loro idea. Vogliono mandarmi a processo e decidere dove, come e quando».
Subito dopo fa appello a tutti gli avvocati che vorranno partecipare alla sua difesa («Apriremo un indirizzo email ad hoc», annuncia) e conta di averne «500 o mille» in quello che ormai definisce un processo agli italiani. In mattinata, a Comacchio, aveva sollecitato il verdetto citando Guareschi: «Lui diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà , bisogna passare dalla prigione. Sono pronto».
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