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domenica 1 dicembre 2019

Luigi Rispoli(Fdi): le sardine di Napoli? Piscitielli di sistema

Migliaia di persone a piazza Dante, diecimila secondo gli organizzatori, poco meno della metà secondo le forze dell'ordine. Una mobilitazione pacifica comunque ben riuscita, contro l'odio, l'avversione per i migranti, la discriminazione che colpisce i più deboli.

Sulla prima kermesse delle sardine, in salsa partenopea, ci parla con maggiori dettagli Luigi Rispoli, storico esponente della destra partenopea, nel Movimento Sociale Italiano prima, in Alleanza Nazionale poi, ora componente della direzione nazionale di Fratelli d'Italia che ci ha inviato queste sue considerazioni, che pubblichiamo volentieri.



Anche a Napoli è andata in scena la kermesse delle «sardine» con il copione già abbondantemente provato in altre piazze italiane. Improperi contro Salvini, improbabili slogan contro l’odio urlati con odio, musica varia dove a farla da padrone sono le note e le parole di «Bella Ciao», ormai colonna sonora di questo genere di manifestazioni, in una piazza Dante obiettivamente gremita.
La piazza è piena, come dicevamo, ci sono tanti vecchi ed ingrigiti reduci dalle passate battaglie della sinistra, c’è anche una presenza, minoritaria per la verità, di ragazzi che impugnano sagome di cartone del pesce che ha dato il nome al movimento e si registra, dalle cronache, anche la presenza di uno sparuto gruppo con tanto di bandiere gigliate, di neoborbonici al grido di «Odio la Lega».
A guidare la protesta pare che ci fosse una coppia di soggetti provenienti da esperienze della sinistra e cioè tale Antonella Cerciello e Bruno Martirano, quest’ultimo attivista dei Centri Sociali, ma mescolati tra la gente c’erano tanti esponenti politici della sinistra tra i quali spiccavano Antonio Bassolino e Paolo Siani.
Già in passato, quando la sinistra in Italia cade irrimediabilmente in crisi, si sono registrati movimenti nati in piazza che nascevano contro qualcuno. I girotondini, per esempio, nacquero contro il governo Berlusconi ed il pericolo, anche allora, che correva la democrazia in Italia, era il 2002.
Successivamente, siamo nel 2009, nasce il popolo viola, nasce su Facebook e si dichiara, anche allora, movimento “apartitico”. Gli obiettivi sono ancora quelli di cacciare Berlusconi, nel frattempo tornato al governo, e difendere la Costituzione.
Oggi abbiamo le sardine che nascono contro Salvini e la politica dell’odio, da loro così definita, con una particolarità, però, il loro nemico questa volta non è al governo ma semplicemente viaggia a percentuali di consenso record in tutti i sondaggi.
Da un lato, finora, la sinistra ha sempre mostrato una incapacità di fondo ad incanalare l’energia delle piazze in un progetto politico perché da un lato è vittima di una classe dirigente ripiegata su sé stessa che non riesce ad autoriformarsi e che soprattutto non concede alcuno spazio.
Dall’altro, perché i partiti di sinistra, il PD in primis, hanno abbandonato la difesa dei blocchi sociali che hanno rappresentato da sempre la spina dorsale di quell’area politica e che impedisce a quei partiti di fare una vera sintesi tra le istanze di questi movimenti della cosiddetta società civile e le politiche portate avanti in questi anni.
Quelli che ieri erano a Piazza Dante a cantare «Bella Ciao», loro malgrado, si sono schierati a favore di coloro che hanno annullato i diritti dei lavoratori, legittimato licenziamenti e precarietà, favorito le banche a discapito dei piccoli risparmiatori, sono quelli che hanno distrutto il sistema industriale italiano svendendolo agli investitori stranieri.
Se questo è vero il movimento delle sardine non è contro il sistema. È il sistema.
Non ci meraviglia la presenza alla manifestazione di due esponenti politici come Bassolino e Siani, entrambi, a quanto si dice, aspiranti sindaci di Napoli. E’ proprio in situazioni del genere che il jurassico della politica tenta furbescamente di mettere il cappello sulle iniziative, di svuotarlo della linfa vitale per prendere qualche voto e per poi, al momento opportuno, scaricarli.
Del resto già il nucleo originario nato in Emilia ha rivelato il suo vero volto di operazione di marketing politico-elettorale in favore del partito democratico quando il leader del movimento, Mattia Sartori, durante un collegamento con ‘Mezz’ora in più‘, la trasmissione di Lucia Annunziata su Rai 3.
Il giovane, candidamente, a proposito delle elezioni regionali in Emilia Romagna, ha detto che “l’obiettivo è quello di trasformare questo movimento in urne piene. In Emilia c’è un progetto di centrosinistra molto ampio, c’è il Pd, c’è un progetto di Emilia Romagna futura, c’è la società civile. Abbiamo detto fin da subito che non abbiamo problemi con la politica perché ci sentiamo rappresentati”.
Queste dichiarazioni hanno anche distrutto il mito del movimento antipartitico e del resto già a Milano, i cosiddetti leader, provengono da SEL e dal PD, mentre a Roma l’amministratore della pagina facebook è un assessore municipale di Palestrina sempre del PD.
Consoliamoci con questo paradosso che vede la sinistra non riuscire a riunire la sua gente sulle battaglie politiche, ma solo costruendo falsi nemici come Berlusconi ieri, Salvini oggi e Meloni domani.

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