L'esponente del Carroccio, nel corso del suo intervento radiofonico, ha espresso la propria soddisfazione per la posizione della Lega a seguito della crisi di governo, scatenata dal suo leader Salvini dichiarando: è il momento propizio per affermare le nostre idee di sempre, che sono vittoriose, come dimostra la straordinaria affermazione alle ultime regionali dei sovranisti di Alternativa per la Germania, segno evidente di come rinasca il senso identitario anche nell'amata Germania.
Giuseppe Cruciani, con una serie di domande, incalza Borghezio su queste sue considerazioni circa il trionfo di Alternativa per la Germania, movimento ritenuto dalla stampa erroneamente come di estrema destra, chiedendo quale sia il motto?
Mario Borghezio risponde con il classico Il Domani appartiene a noi.
Mario Borghezio risponde con il classico Il Domani appartiene a noi.
Cioè Dio è con noi, confondendo la nota canzone della Compagnia dell'Anello, inno del Fronte della Gioventù con Dio è con noi Gott mitt uns lo slogan nazista incisa sulle fibbie delle cinture dei soldati del Reich.
Ma il motto Dio è con noi è una cosa di quel signore lì coi baffi, (Hitler) ribatte il conduttore.
Borghezio precisa che lo slogan viene dalle crociate Deus vult.
David Parenzo, fino a quel momento in silenzio, commenta : a me vengono i brividi.
Un combattivo Borghezio, con forza, ribadisce: è un ritorno alla nostra identità , una Lega che ritorna combattiva e identitaria, come in Ungheria. Guardate che la Germania orientale è rimasta sana. Diciamo le cose chiare: la Germania dell'Est non si è negrizzata. La parte americana è stata mondializzata.
Cruciani chiede lumi sulla parola negrizzata. L'esponente leghista cosi risponde: lo ha detto anche Giovanni Paolo II, il comunismo ha preservato i popoli dall'infezione mondialista. A me piace molto questa Europa dell'Est, rimasta sana ed identitaria, non influenzata da culture allogene ma non faccio un discorso razzista. Sto solo dicendo che è il dna storico che rinasce.
Cruciani concede la parola a Gottardo, spiegando all'esponente leghista che l’opinionista è sposato a una donna dominicana.
“Caro Borghezio, le posso spiegare che io ho negrizzato la mia famiglia,afferma Gottardo, ho due splendide bambine mulatte. E quando a loro mostrerò i video in cui lei da Pontida sparge odio, le dirò: ‘L’Italia era un Paese di merda che eleggeva gente così’. Se anche voi spargete merda come faceva Borghezio, vi prendo a sberle”.
“Coi maleducati come lei non c’è dialogo”, ribatte Borghezio. I toni della discussione si infuocano. “Lei insulta milioni di persone con ragionamenti fuori dalla storia“, ribadisce Gottardo.
“E invece sono condivisi da milioni di persone, ribatte Borghezio, Ormai c’è un mondo che la pensa così. Siete voi mondialisti a essere la minoranza“.
“No, la storia vi ha sconfitti”, replica lo speaker radiofonico.
Borghezio definisce ‘identitarie’ le proprie tesi e rincara: “Noi vogliamo una Europa bianca e cristiana“.
“Lei è un razzista – replica Gottardo – Dovrebbero rinchiuderla in una casa di riposo con badanti nere“.
Borghezio minaccia querele nei confronti di Gottardo, quando quest’ultimo ricorda che proprio 4 mesi fa il leghista è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione per diffamazione aggravata dall’odio razziale nei confronti dell’ex ministro del governo Letta, Cécile Kyenge. Poi ammonisce: “E’ finita la pacchia! Non si possono insultare le persone col discorso del razzismo”.
E, dopo alcuni minuti di polemica concitata, interrompe bruscamente la telefonata.
“E invece sono condivisi da milioni di persone, ribatte Borghezio, Ormai c’è un mondo che la pensa così. Siete voi mondialisti a essere la minoranza“.
“No, la storia vi ha sconfitti”, replica lo speaker radiofonico.
Borghezio definisce ‘identitarie’ le proprie tesi e rincara: “Noi vogliamo una Europa bianca e cristiana“.
“Lei è un razzista – replica Gottardo – Dovrebbero rinchiuderla in una casa di riposo con badanti nere“.
Borghezio minaccia querele nei confronti di Gottardo, quando quest’ultimo ricorda che proprio 4 mesi fa il leghista è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione per diffamazione aggravata dall’odio razziale nei confronti dell’ex ministro del governo Letta, Cécile Kyenge. Poi ammonisce: “E’ finita la pacchia! Non si possono insultare le persone col discorso del razzismo”.
E, dopo alcuni minuti di polemica concitata, interrompe bruscamente la telefonata.
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