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mercoledì 19 giugno 2019

Sul carroccio sudista ex di Berlusconi e Meloni ma troppi litigi e Salvini manda commissari dal Nord

(G.p) Il collega Carlo Porcaro, dalle colonne del Quotidiano del Sud, l'Altra voce dell'Italia, diretto da Roberto Napoletano, in un interessante articolo che riportiamo per intero, descrive la variegata composizione della Lega al Sud Italia e la sua eccessiva litigiosità interna.
Una litigiosità tra gruppi composti per lo più da orfani del Movimento Sociale Italiano e della destra di governo che fu, incarnata da Alleanza Nazionale e da ex Forza Italia che Matteo Salvini vuole combattere mandando commissari provenienti dal Nord in modo da organizzare, anche al Sud, il partito in maniera più efficiente e produttiva.
Il collega Carlo Porcaro, che a differenza di tanti colleghi, conosce la deontologia professionale, correttamente cita Il Sovranista, il giovane blog da me diretto, quando parla di Vincenzo Sofo, simpaticamente ribattezzato dal blog con l'appellativo di Talebano Calabrese.
Per Carlo Porcaro per fortuna  Cita non è la scimmia fedele compagna di Tarzan, ma una regola di ma una buona regola del giornalismo corretto ed intellettualmente onesto. Di questo comportamento sarò sempre grato




La definitiva trasformazione della Lega da partito nordista a nazionale passa per la creazione di una classe dirigente al Sud. Dove i voti sono arrivati, ma non in massa. C’era da vincere una storica, e spesso fondata, diffidenza verso chi ha brandito la secessione o ricoperto di insulti certi meridionali. Le elezioni Europee, regionali e comunali hanno decretato un primo radicamento per i salviniani: da qui a stabilizzarsi, fare massa critica, selezionare personale politico ce ne passa. Infatti litigano, nelle sedi del partito o peggio ancora sui social. Da qui la decisione di Matteo Salvini di inviare i commissari in numerose regioni dedite alla rissa tra leghisti della prima ora e leghisti della seconda ora con bottini di consensi in dote. Il bergamasco Cristian Invernizzi è stato catapultato in Calabria, in Basilicata da Novara è arrivato Marzio Liuni ed infine in Sicilia da Busto Arsizio è stato calato Stefano Candiani. Scelte necessarie secondo il Ministro dell’Interno che deve tenere a bada l’ala intransigente della Lega, che fa capo al governatore veneto Luca Zaia ansioso di vedere approvato il regionalismo differenziato. Resiste, almeno finora nonostante le richieste pressanti che vengono dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Sud Pina Castiello, in Campania il coordinatore regionale Gianluca Cantalamessa (appunto un leghista della prima ora). CALABRIA ARDENTE I protagonisti delle risse sono i ras locali, tutti con un passato in Alleanza Nazionale o Forza Italia. In Calabria il caso emblematico con Vincenzo Sofo - calabrese di nascita, milanese di residenza e fidanzato di Marion Le Pen - fondatore insieme al sociologo Fabrizio Fratus de Il Talebano, è stato eletto deputato europeo con oltre 32 mila voti. Un consenso radicato particolarmente in Calabria dove il “Talebano Calabrese” – come lo ha soprannominato Il Sovranista.info - ha conquistato 20.238 preferenze secondo solo al leader Salvini. Ecco la questione principale per ‘Il Capitano’: come accadeva a Berlusconi ai tempi d’oro di Forza Italia, a tirare è soltanto il suo nome, il popolo vota lui e non chi lo rappresenta al Sud. Sta di fatto che l’affermazione di Sofo non è piaciuta per niente a Antonio Furguiele, fratello di Domenico deputato e coordinatore regionale in Calabria. “Chi gioca sporco primo o poi la paga e poi mi diverto a modo mio: non ci sarà rispetto per nessun”, il j’accuse su facebook. Di lì a poco non a caso, per siglare una tregua tra l’astro nascente Sofo e la dinastia Furgiuele (radici nella Destra di Francesco Storace) è stato inviato come commissario il bergamasco Invernizzi. Meglio un lumbard che un calabrese scomodo, il ragionamento di Salvini e dei suoi fedelissimi come Giancarlo Giorgetti o Raffael Volpi, primo a muovere le fila della Lega al Sud ed ora sottosegretario alla Difesa. Il vicepremier, racconta chi gli sta vicino, ha un timore ed un sogno, paradossalmente legati tra di loro: che un’indagine getti ombre sui suoi dirigenti (la paura), il procuratore capo di Reggio Calabria Nicola Gratteri candidato governatore di una coalizione civica di centrodestra tra un anno (la pazza idea). LEADER IN CAMPANIA Sta nelle retrovie tranne quando sale in cattedra, ma milita nella Lega da ben cinque anni, il cilentano Vincenzo Pepe, giurista e presidente-fondatore di “Fare Ambiente – Movimento Ecologista Europeo”: fa il docente di “Politiche dell’Ambiente e Sviluppo Sostenibile” alla scuola politica milanese dei salviniani. Un tempo vicino all’ala liberal di Forza Italia, Pepe è promotore di una “terza via dell’ambientalismo” modello Verdi tedeschi. In vista delle regionali, per sfidare l’uscente e proto-leghista (per le sue posizioni su immigrazione, sicurezza, campi rom) Vincenzo De Luca, la Lega ambisce a indicare un candidato governatore. Forte del 20 per cento preso alle Europee con i berlusconiani ancora a leccarsi le ferite, avanzano le ipotesi del Rettore dell’Università di Salerno Aurelio Tommasetti non eletto a Bruxelles e quello del banchiere Valentino Grant messo nella Cdp da Volpi. Dal Garigliano in giù l’espansione politica della Lega è iniziata nel 2004: furono 60mila i voti alle Europee nella IV circoscrizione. Poi vi fu la partnership con l’Mpa di Raffaele Lombardo con erede Attilio Attaguile che ha aderito al Carroccio. Due anni l’accordo con il Movimento per la Sovranità di Gianni Alemanno. Insomma, ex politici di seconda e terza fila del centrodestra, molti con un passato nel Movimento Sociale: questo il dirigente leghista meridionale medio. Non ha mai gestito il potere in prima persona, ma sa bene come costruire una rete di interessi. Deve saperlo fare nella giusta maniera, però, è il messaggio da via Bellerio: il Nord era e resterà lo zoccolo duro della Lega.

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